Patrizia Reggiani, mandante dell’omicidio Gucci: “Ho fatto uccidere mio marito per stizza”
Torna a parlare Patrizia Reggiani, l'ex moglie di Maurizio Gucci, fatto assassinare dalla stessa nel 1995. L'omicidio, di cui è stata riconosciuta mandante in via definitiva, si è consumato in via Palestro, a Milano, nell'atrio di ingresso del palazzo al civico 20 in cui Gucci aveva gli uffici della sua nuova attività dopo la vendita della casa di moda. La Reggiani, recentemente dettasi infastidita dal fatto che Lady Gaga, che la interpreta nel film "House of Gucci" in fase di produzione, non si fosse messa in contatto con lei per un confronto. Ora, in un'intervista a Sette del Corriere della sera, torna a parlare del suo rapporto con l'ex marito, rivelando di averlo fatto uccidere "per stizza".
Patrizia Reggiani: Ho fatto uccidere Gucci per stizza
Dopo aver ripercorso i momenti in cui lei e Gucci si incontrarono per la prima volta, ricordando i bei tempi trascorsi insieme quando entrambi si amavano, la Reggiani racconta di amici del marito che "si sono messi in mezzo" facendo gruppo "contro di me" e "lì è iniziata la rovina". Secondo la vedova di Gucci, tale gruppo di persone avrebbe compiuto "una costante opera di isolamento" nei suoi confronti, senza riuscirsi a spiegare il motivo. Poi, Patrizia Reggiani, a domanda diretta riguardo il motivo per cui ha fatto uccidere il marito, risponde: "Non lo odiavo e non l'ho mai odiato. È stata stizza, la mia. Mi stizziva. Andavo dal salumaio e domandavo se conoscesse qualcuno che ammazzava la gente". I killer materiali del marito, rinominati banda bassotti perché non professionisti, "non li ho più rivisti", ammette la Reggiani. Così come non avrebbe più rivisto la Maga, la sua ex amica Pina Auriemma, intermediaria tra la Reggiani e gli esecutori dell'omicidio di Maurizio Gucci. Quando poi la polizia la raggiunse a casa per portarla in carcere in seguito alla svolta nelle indagini del delitto, l'ex moglie dello stilista ricorda che "gli agenti mi dissero che sarei finita dentro ma per poche ore. Due, tre giorni al massimo e tornavo a casa". Eppure dei 26 anni di condanna ne ha scontati 20 al San Vittore di Milano: "Ho pagato quello che dovevo, avendo fatto uccidere il mio ex marito – ha aggiunto -. Non di più, non di meno".