Parla Simone, lo studente eroe che ha salvato la vita ad un bimbo di 3 anni: “Stava soffocando”
Sono le 15 di mercoledì pomeriggio quando Simone, ventenne milanese alle prese con l'ultimo anno di superiori, sta aspettando il suo turno all'interrogazione di storia. Si trova a casa sua, in zona San Siro, per via della didattica a distanza, quando sente la vicina di 75 anni urla fuori dalla porta di casa invocando aiuto: "Gridava disperata, chiedeva che venisse aiutata", ricorda Simone a Fanpage.it. Così, è balzato giù dal tavolo e si è precipitato ad aprire: "Conosco tutti nel condominio, ho temuto fosse successo qualcosa di grave", spiega. E, una volta aperta la porta, si è trovato davanti l'anziana signora che spaventata lo implorava di fare qualcosa per il nipotino, un bambino di tre anni, che stava soffocando.
Cosa ricordi di quei momenti?
Ero tranquillo, aspettavo l'interrogazione. Quando ho aperto e ho visto la signora col piccolo ho mantenuto la calma: in quel momento era fondamentale.
Poi cosa hai fatto?
Ho visto che il colore del volto del bambino era azzurro, comunque non normale. Allora l'ho preso e ho cercato di praticare la manovra di Heimlich perché avevo capito che non stava respirando, era in apnea. Dopo un paio di scossoni ha emesso un rumore dalla bocca, e lì ho capito che l'ostruzione in gola non c'era più: era tornato a respirare. Poi ho immediatamente chiamato il 118.
Cosa ti hanno detto mentre aspettavi i soccorsi?
Sono stati meravigliosi. Mi hanno indicato come comportarmi, cosa fare per favorire la circolazione dell'ossigeno per il bambino e come metterlo, seduto e dritto. Mi chiedevano se il colore del viso fosse diverso dal normale, quasi volevano tenermi su per dirmi che stava andando tutto bene. In tre minuti l'ambulanza era sotto casa e da lì ci hanno pensato loro.
La nonna, invece, come stava?
Comprensibilmente sotto shock ma ha avuto la grande lucidità di chiedere aiuto. Bisogna farle i complimenti per il sangue freddo.
E la madre del bambino?
Appena arrivata è salita sull'ambulanza per andare al Buzzi, da cui il piccolo è stato dimesso poco dopo. Quando sono tornati a casa mi hanno abbracciato forte, ci conosciamo da sempre.
Ti senti un eroe?
È una parola un po' grossa, però so di aver salvato una vita.
E cosa si prova?
Sul momento serve concentrazione per mantenere i nervi saldi. Poi, quando ti scende l'adrenalina, esce tutto: l'agitazione, il nervoso, la paura.
Questa esperienza può indurti a pensare ad una carriera in Medicina?
No, anzi: ho proprio capito che questo tipo di emozioni non fanno per me.
Ma l'interrogazione poi come è andata?
Bene, ho preso 7. Anche se ho dovuto convincere i professori che la mia assenza era dovuta ad un'emergenza di questo tipo. All'inizio non mi credevano, poi mi hanno riempito di complimenti.