Parla lo zio del ragazzo morto annegato in una cava: “Ho provato a salvarlo, ma non ci sono riuscito”
Alberto Ochoa Duenas è morto martedì 11 luglio nel laghetto dell'ex cava Ongari al Parco delle Cave. Con lui c'era lo zio di 32 anni che ha raccontato alle forze dell'ordine quel drammatico evento. Come raccontato dal quotidiano Il Giorno, l'uomo ha detto di aver nuotato fino a un albero che era in mezzo al lago: "Quando mi sono girato, ho notato mio nipote che stava cercando di vedere sott'acqua, ma i sono reso conto che lui, non volendo, si stava allontanando dalla riva".
Il racconto dello zio
È a quel punto che il 32enne ha notato che il ragazzo stava annegando. L'uomo ha raggiunto il nipote: "Quando mi sono accorto che stava andando giù sono riuscito per un momento a tirarlo su per farlo respirare. Mio nipote era in panico e si muoveva molto, e pertanto mi sono accorto che io stesso stavo rischiando di annegare". Lo zio l'avrebbe quindi lasciato andare: "Aveva bevuto tanta acqua e mi ero reso conto che era già morto". Il 32enne è tornato a riva.
Disposta l'autopsia sul corpo del 19enne
Duenas, il giorno dopo la sua morte, avrebbe dovuto compiere vent'anni. La Procura, nel frattempo, attende gli esiti dell'esame dell'autopsia. Lo zio ha reso la testimonianza soltanto ieri e dopo essere stato rintracciato dai carabinieri: ha raccontato di aver incontrato il nipote alla mensa di corso Concordia e di essere andati al lago perché faceva molto caldo.
Una volta lì, avrebbe detto al nipote di stare vicino alla riva "perché non sapeva nuotare". Il ragazzo però non avrebbe seguito il consiglio: "Sono entrato in uno stato di shock perché non sapevo cosa dire alla mia famiglia". Avrebbe quindi iniziato a mentire sia con la madre del 19enne, che vive in Perù, che con altri familiari che chiedevano notizie del 19enne. Lo zio avrebbe infatti detto di non sapere dove fosse.
Avrebbe addirittura inviato alcuni messaggi al cellulare del nipote fingendo di non sapere dove fosse: "Quando mio nipote è annegato, non c’era nessuno. Neanche alla mensa e durante il tragitto abbiamo parlato con altre persone". L’uomo ha detto di aver deciso di raccontare tutto non per aver saputo del ritrovamento.