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Parla il collega accoltellato da Davide Paitoni: “Mi sono salvato perché ho preso la lama a mani nude”

“Mi sono salvato perché ho avuto il coraggio di prendere a mani nude la lama con cui mi stava colpendo”. Questa la testimonianza del collega accoltellato da Davide Paitoni nel mese di novembre. Paitoni oggi è in carcere accusato di aver ucciso il figlio Daniele.
A cura di Simona Buscaglia
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"Stavamo parlando e ha tirato fuori la lama". Questa l'inizio della testimonianza, raccolta dal programma di Rete 4 "Controcorrente", del collega di lavoro accoltellato da Davide Paitoni a novembre scorso. Oggi Paitoni è in carcere con l'accusa di aver ucciso il figlio Daniele di 7 anni. "Nessuno andava d'accordo con lui in ditta – ha aggiunto il collega di lavoro – io gli ho chiesto se avesse qualcosa contro di me, ma lui mi ha colpito con un cutter a lama dura".

Il danno più grave dovuto all'accoltellamento "è stato alla coscia sinistra  – ha spiegato l'uomo – ma dopo mi ha colpito anche dietro la schiena più volte. Io mi sono salvato perché ho avuto il coraggio di prendere con le mani nude la lama: qualcuno dall'alto mi ha guardato, e sono riuscito a salvarmi". L'uomo è stato salvato per miracolo dai medici in ospedale, dove era arrivato in codice rosso "con due litri di sangue mancanti" ha precisato. Una volta saputa la notizia della morte del figlio di Paitoni, l'uomo era scioccato e ha aggiunto: "Se fossi morto io lui sarebbe andato in galera e quel ragazzo ora sarebbe ancora vivo"

Il giudice per le indagini preliminari: "Ucciso in modo spregevole"

Il giudice per le indagini preliminari ha usato l'aggettivo "spregevole" per definire l'omicidio commesso da Davide Paitoni, il 40enne in carcere con l'accusa di aver ucciso il figlio Daniele di 7 anni. Il gip lo scrive nell'ordinanza che ha convalidato l'arresto e disposto la misura cautelare in carcere. Il 4 gennaio si è svolto il primo interrogatorio davanti alle autorità giudiziarie durante il quale Paitoni, difeso dall'avvocato Stefano Bruno, ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere.

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