Paragone fuori per 54 voti chiede il riconteggio: “Una porcata, il centrodestra ci sta fregando”
Stando ai risultati delle elezioni Comunali 2021 a Milano pubblicati sul sito del ministero dell'Interno, il candidato sindaco Gianluigi Paragone, senatore di Italexit, non è risultato eletto in Consiglio comunale per una manciata di voti: si è fermato al 2,99 per cento, quando la soglia per entrare a Palazzo Marino è il 3 per cento. Paragone in un video pubblicato sui suoi social ha già annunciato che chiederà il riconteggio. Fanpage.it lo ha intervistato.
Senatore, chiederà il riconteggio?
Ma certo che chiederemo il riconteggio. Ci mancano 54 voti per entrare in Consiglio comunale.
Avete ricevuto molte segnalazioni di anomalie dai vostri rappresentanti di lista?
Abbiamo un sacco di segnalazioni. Avevamo pochissimi rappresentanti di lista, molti alla prima esperienza. Ci telefonavano e ci dicevano: ‘Ci stanno annullando una serie di voti, dandoli per voti doppi e nulli'. Hanno fatto carne di porco. Ci sono oltre seimila schede nulle a Milano, e contestate soltanto una sessantina. Andante a vedere i dati: poi dice che la gente non va più a votare. È normale: sembra ormai tutta una spartizione tra di loro, a un certo punto hanno visto che noi stavamo crescendo e il centrodestra ha cominciato a contestarci e ad annullare i nostri voti.
Perché accusa proprio il centrodestra? Ha ricevuto segnalazioni specifiche su rappresentanti di lista di quella coalizione?
Ma sì, tra presidenti e rappresentanti. Noi eravamo al 3,3-3,2, poi a un certo punto guarda caso iniziamo a scendere. Io ho detto: almeno la porcata la potevano fare bene, fermarci al 2,9 o al 2,88. Ma gli è uscita male perché io in Consiglio comunale ci entro.
Come procederete concretamente?
Chiederemo l'accesso agli atti, ma intanto va detta una cosa: ufficialmente il ‘processo' relativo alle elezioni si chiude oggi, con la convalida della conta. Io aspetto, so che mancano una cinquantina di voti per entrare in Consiglio comunale. Se fossi in loro, non fosse altro per l'anomalia del voto a causa del basso numero di votanti, farei un minimo di verifica su tutti i voti dichiarati nulli. Sono assolutamente certo di avere oltre un centinaio di voti "puliti". Ci metto la mano sul fuoco. Basta guardare d'altronde lo scarto che c'è tra la somma delle mie due liste e i voti del sindaco, che di solito prende molto di più perché gli elettori mettono la croce sul nome. Lo scarto è bassissimo (1.392 voti, ndr), quando la nostra preoccupazione era di avere uno scarto troppo forte tra sindaco e liste. Quindi andremo a fare la verifica dei voti, chiederemo il riconteggio. Figurati se tra i seimila voti dichiarati nulli non ci sono i miei 54 voti.
Al di là dell'eventuale seggio, siete arrivati sopra i Cinque stelle a Milano.
Il dato politico è: noi abbiamo fatto il 3, perché il 2,99 significa 3 in politica. Alle suppletive a Roma abbiamo fatto il 4,3 al collegio di Primavalle dove l'ex ministra Trenta non è riuscita neanche a raccogliere le firme e il Movimento 5 stelle non ha presentato nessuno per mancanze di candidati. Abbiamo candidature con tanto di liste e tutto il lavoro preparatorio, con un partito che nasce da zero, a Torino, Bologna, Ravenna, Grosseto, Sesto Fiorentino. Poi abbiamo diverse liste in comuni più piccoli e alcuni dei nostri sono entrati con liste civiche in comuni vari. E c'è anche l'interessamento di alcuni ex M5s e Lega per entrare nel nostro partito. Questo partito c'è. E a tutti quelli che continuano a raccontare la favola delle competenze e del nuovo clima di Draghi dico: il nuovo clima di Draghi è che alle amministrative un italiano su due non è andato a votare. E se fossi il Capo dello Stato inizierei ad allarmarmi per questo trend assolutamente preoccupante.
Secondo lei l'astensionismo è stato accentuato dal governo Draghi?
Assolutamente sì, da Draghi e dalle dinamiche di Draghi. Perché per sostenerlo la Lega si è rimangiata il programma elettorale e il Movimento 5 stelle ha completamente tradito lo spirito con cui una maggioranza importante degli italiani lo ha mandato in Parlamento. Queste cose in politica le paghi. La bassa affluenza è anche un segno di una democrazia ferita, per mille motivi e anche per l'impreparazione da parte dei presidenti di seggio e per il controllo politico dei seggi da parte dei partiti.
Al netto delle sue vicissitudini, come giudica i risultati delle elezioni comunali a Milano?
A Milano Layla Pavone è stata sopravvalutata da tutti i media. Io dicevo che stavano sottovalutando la mia candidatura: quando sono andato ai mercati sono stato accolto bene, mentre i banchetti dei Cinque stelle ai mercati erano deserti e la gente diceva loro: ‘andatevene a quel Paese'. E questo nonostante sia arrivato Conte e Buffagni abbia partecipato alle nomine. Mentre Sala, visto che fa il manager e rivendica questa sua esperienza manageriale, deve sapere che è come se facesse l'amministratore delegato di un'azienda con poco più del 20 per cento dell'azionariato. Sono soprattutto le aree esterne che non hanno votato, perché avevano dato fiducia a dei partiti che avevano detto di essere vicini alle persone, e sono stati loro a tradirle dando vita a governi molto più elitari e di potere.
Se non dovesse entrare a Palazzo Marino? Il partito continuerà ad esserci a Milano e in Lombardia?
Intanto il 2,99 è 3 per cento. Detto questo, noi ci siamo: il 3 per cento a Milano, che è una città difficile, con meno del 50 per cento di affluenza, un solo mese di "affaccio" e una settimana effettiva di campagna elettorale, è un risultato importante. Quindi al centrodestra che oggi cerca di fregarci dico: ci vediamo alle Regionali, dove la vittoria o la sconfitta del centrodestra passa anche dal sottoscritto. Hanno fatto la porcata, i conti li facciamo dopo.