Ci sono morti che parlano, bisogna solo riuscire a scoprirne il vocabolario. Il corpo riverso a terra in via della Costituzione a Buccinasco, nell'hinterland di Milano, è un corpo che si deve vedere, è un omicidio di cui si deve parlare. Che sia avvenuto in pieno giorno, in pieno centro, là dove passeggiano anziani e bambini, e che a ucciderlo siano stati i colpi partiti da uno scooter (un T Max nero) prima dell’esecuzione finale con l’ultimo colpo a bruciapelo mentre la vittima era già riversa sul marciapiede dimostra come la morte di Paolo Salvaggio debba essere urlata.
Salvaggio è stato coinvolto nelle prime operazioni contro la ‘ndrangheta in Lombardia
Paolo Salvaggio non è un uomo che si ammazza con leggerezza. Salvaggio è uomo salito alle cronache nell’operazione Parco Sud della Dia (Direzione investigativa antimafia) nel novembre del 2009. Furono gli anni in cui la Lombardia dovette fare i conti con la ‘ndrangheta fin lì ignorata dalla politica (mentre le associazioni e gli studiosi e certi giornalisti continuavano incessantemente a scriverne e a parlarne): 17 ordinanze di custodia cautelare in carcere e 48 persone indagate con i Papalia (Domenico, Francesco, Rosario e Salvatore) che furono travolti da una rete di interessi che comprendeva importanti cantieri lombardi (tra cui il raddoppio della linea ferroviaria Milano-Mortara e della Tav) che mostrò chiaramente l’interesse mafioso per gli appalti nel settore edile e nel movimento terra attraverso insospettabili professionisti e società riconducibili al clan. Furono gli anni in cui violentemente si prese coscienza che Buccinasco, Corsico e Assago erano territori centrali per gli interessi della cosca Barbaro-Papalia. Paolo Salvaggio era l’intermediario nei traffici di droga, in ottimi rapporti con il clan e con importanti agganci per smistare notevoli quantità di droga che acquistava dai montenegrini (a loro volta mediatori con i narcos colombiani).
Chi era la vittima, Paolo Salvaggio
Paolo Salvaggio (nato Pietraperzia, in provincia di Enna, il 29 gennaio del 1957) era anche uno dei principali fornitori di Michele Grifa, il boss di Gratosoglio che in quegli anni controllava il traffico di droga a Milano, zona Gratosoglio, tra via Boifava, via Santa Teresa, viale dei Missaglia e via della Chiesa Rossa. Il ragazzetto calabrese diventato boss in fretta fu pizzicato in un appartamento a Locate Triulzi con 30 chili di cocaina e poi condannato a 16 anni per traffico internazionale di droga e associazione a delinquere. Gli investigatori all’epoca sottolinearono come il salto di qualità Grifa lo fece proprio incontrando Paolo Salvaggio.
Il legame con la Sacra corona unita
Ancora: Paolo Salvaggio è legato anche al nome di Vito Magrini, detto il “cavallaro” per la sua passione smodata verso le scommesse illegali all’ippodromo. I Magrini di Settimo Milanese sono considerati molto vicini a Savinuccio Parisi, boss della Sacra corona unita. Paolo Salvaggio era un broker di droga in grado di tenere i contatti con diverse associazioni criminali di provenienze diverse. È un uomo che nella vita è riuscito a spostare cocaina e soldi agendo indisturbato (se non addirittura protetto) da quelle stesse famiglie mafiose che solitamente non lasciano nessuno spazio a iniziative personali.
Questo omicidio parla e ora bisogna quanto prima riuscire a leggerne le parole: le mafie sono scomparse dal dibattito pubblico lombardo esaurendo l’aurea emergenziale che aveva fatto sperare negli anni della maxi operazione Crimine-Infinito. A nessuno conviene sparare in pieno giorno rischiando di alzare l’attenzione almeno che la posta in gioco non sia alta. Ci sono morti che parlano: Paolo Salvaggio parla anche da morto.