Palosco, investito per aver importunato una prostituta: i carabinieri sgominano banda di sfruttatori
Era stato investito perché aveva importunato una delle donne a cui l'automobilista offriva "protezione" nell'attività di prostituzione. E da quell'episodio, avvenuto oltre un anno fa a Palosco, in provincia di Bergamo, i carabinieri sono riusciti a risalire sia al responsabile del tentato omicidio, sia alla rete di sfruttatori che teneva sotto scacco alcune ragazze, costringendole a prostituirsi. Il tentato omicidio è avvenuto il 2 settembre dello scorso anno: la vittima è un cittadino originario della Costa d'Avorio. Dopo lunghi mesi d'indagine, l'operazione "Leone" coordinata dalla procura di Bergamo ha portato all'arresto di sei persone: l'investitore, ma anche di un gruppo di uomini accusati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione straniera praticata su strada.
Bergamo, portate dall'Est Europa in Italia per costringerle a prostituirsi
Il comando provinciale dei carabinieri di Bergamo insieme ai colleghi di Brescia, del secondo nucleo elicotteri dei carabinieri di Orio al Serio e dell'ispettorato generale della polizia romena hanno arrestato, venerdì 11 settembre, alcuni uomini localizzati tra le province di Bergamo, Brescia e la Romania che operavano nel Bergamasco, nel Bresciano e a Cremona. Le misure cautelari di custodia in carcere arrivano dopo le indagini da parte della procura relative all'incidente del 2 settembre del 2019. Da queste è emerso che la vittima sarebbe stata volontariamente investita perché col suo comportamento aveva infastidito il protettore di una prostituta. L'uomo, per affermare il proprio ruolo, avrebbe deciso di "fargliela pagare" investendo la vittima con un'Audi A4 di sua proprietà.
Tramite le intercettazioni, è stato possibile ascoltare gli sfruttatori mentre si vantavano del pestaggio di un cittadino extracomunitario che aveva importunato una delle donne. La ragazza infatti faceva parte di un piccolo gruppo di cinque donne, provenienti da Paesi dell'Est Europa che, arrivate in Italia, sarebbero state costrette alla prostituzione su strada. Le ragazze venivano infatti indotte a raggiungere il Paese con la prospettiva di una regolare attività lavorativa. In alcuni casi, la decisione di sfruttarle in Italia avveniva tramite un accordo con i genitori. Le indagini hanno permesso di documentare anche numerosi episodi di violenza fisica da parte degli sfruttatori nei confronti delle donne. Il motivo delle violenze, spesso, sarebbero stati gli scarsi guadagni. Gli sfruttatori pretendevano che le ragazze al termine della giornata consegnassero loro i compensi, che non dovevano essere mai inferiore ai 300 euro. Una parte di questi soldi venivano tenuti dagli stessi mentre un'altra serviva per pagare ‘l'affitto' della piazza, che ammontava a 300 euro. In una sorta di "solidarietà tra criminali", gli sfruttatori si aiutavano a vicenda per controllare l'attività delle ragazze e aiutarle in caso di pericolo.