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Padre uccide i due figli piccoli e si suicida

Palloncini, cavalli e canti: Mesenzana saluta Giada e Alessio nel giorno dei funerali

Commozione e incredulità a Mesenzana. La comunità saluta Giada e Alessio, 13 e 7 anni, uccisi dal padre, poi suicida. I ricordi e l’affetto di chi li conosceva.
A cura di Chiara Daffini
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Si sono tenuti a Mesenzana i funerali di Giada e Alessio
Si sono tenuti a Mesenzana i funerali di Giada e Alessio
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Che a Mesenzana non sia un giorno come gli altri lo si capisce già varcando in macchina i confini del piccolo paese nel Varesotto. Ci sono le serrande abbassate, ci sono gli agenti della polizia locale e gli uomini della protezione civile a regolare il flusso di auto in entrata. E soprattutto, c’è un grande silenzio, rotto solo dal suono delle campane che richiamano un triste appuntamento nella chiesa parrocchiale della cittadina. Lì è riunita tutta la comunità, insieme a tanti altri abitanti delle zone vicine, per salutare Giada e Alessio, sorella e fratello di 13 e 7 anni uccisi lo scorso 24 marzo dal padre Andrea Rossin, poi suicida (i funerali dell'uomo si terranno, in forma privata, lunedì 4 aprile a Varese).

Centinaia di persone dentro e attorno alla chiesa parrocchiale di Mesenzana
Centinaia di persone dentro e attorno alla chiesa parrocchiale di Mesenzana

I presenti ai funerali di Giada e Alessio: Siamo a pezzi

Centinaia di persone, fin dal primo mattino, accerchiano la chiesa, circondata dal verde e poco distante dal cimitero. Ma nessuno ha voglia di parlare: "Siamo a pezzi, non c’è altro da dire», dice una donna che tiene per mano due bambini. "I miei figli – spiega – vanno nella stessa scuola di Giada e Alessio: quando queste tragedie ti sfiorano così da vicino è difficile mantenere la lucidità".

"Quei bambini hanno fatto una fine terribile – aggiunge un’altra signora –, ora ci stringiamo attorno alla mamma. Forza, Luana!". È stata proprio Luana, 35 anni, a trovare i corpi dei figli e del compagno, da cui si stava separando. "Lo ha fatto per punirmi", ha detto poi ai carabinieri.

Ma la punizione – data dall’aver sottratto per sempre Giada e Alessio alla vita – è estesa a tutta la comunità.

L'omelia del sacerdote: Non perché, ma come

Fuori dalla chiesa palloncini e cartelloni per ricordare i due bambini
Fuori dalla chiesa palloncini e cartelloni per ricordare i due bambini

"Perché? È una domanda che non ci abbandona mai in questi giorni. – dice don Michele Ravizza nell’omelia – La stessa domanda che ha fatto Gesù sulla croce: “Dio, perché mi hai abbandonato?”. La risposta non c’è, ma possiamo trovarla a un altro interrogativo. Come? Come faremo ad andare avanti? Ce lo dice il libro di Giobbe: con uno sguardo sul futuro e con la prospettiva dell’attesa. Ci ritroveremo con Giada e Alessio, quando sarà il momento ci rivedremo faccia a faccia e contempleremo i loro volti illuminati dal Signore, così saranno ancora più belli. Vedremo sempre la croce, ma, come abbiamo fatto con i compagni di Alessio il giorno dopo la tragedia, a catechismo, renderemo questa croce fiorita: perché la morte non è l’ultima parola sulla vita di un uomo e non è l’ultima parola nella vita di Giada e Alessio".

Lo sgomento dei ragazzi

Un dramma che ha profondamente scosso gli amici e i compagni di scuola dei due ragazzini. "Non se lo meritavano, non è giusto", dice Greta, 13 anni, che andava a cavallo con Giada. Di lei parla anche Giulia, che l’aveva conosciuta al campo estivo, dove entrambe facevano le animatrici: "Non era di molte parole, ma si vedeva che era una ragazza gentile. Nessuno di noi se lo immaginava e nessuno di noi riesce ad accettarlo". Alla cerimonia c’è anche l’allenatore di rugby di Alessio, che si presenta con in mano il pallone. Non vuole parlare, dice però che quando sarà il momento ricorderà il suo piccolo allievo con Luana.

I cartelloni fatti dagli amici di Alessio e Giada
I cartelloni fatti dagli amici di Alessio e Giada

La preside: Dovete continuare a credere nell’amore

Katia Fiocchetta, preside dell’istituto comprensivo frequentato dalle due vittime, non trattiene la commozione rivolgendosi ai ragazzi durante la messa: "Dovete continuare a credere nell’amore, nella solidarietà, nella presenza della vita, ricordando Giada e Alessio per le cose belle, i momenti trascorsi insieme, le loro passioni. E come sempre vi dico: quando c’è un problema o una grande preoccupazione, esternatela agli adulti di riferimento, perché problemi e preoccupazioni, se condivisi, si sgretolano, se tenuti dentro diventano macigni".

L'uscita dei feretri dalla chiesa
L'uscita dei feretri dalla chiesa

Uno spazio intitolato a Giada e Alessio

Lenire la sofferenza attraverso il ricordo. Così arriva anche la proposta della giunta comunale, presentata dal sindaco Alberto Rossi nel porgere le proprie condoglianze alla famiglia dei ragazzi: «Ci piacerebbe intitolare a Giada e ad Alessio lo spazio pubblico antistante l’istituto scolastico Domenico Zuretti. Vogliamo dire a Luana che non è sola e che i suoi figli non saranno dimenticati».

Palloncini per Alessio e Giada
Palloncini per Alessio e Giada

Palloncini, cavalli e canti

Stridono, le foto sorridenti di Giada e Alessio, con la superficie su cui sono appoggiate, quella delle due bare bianche davanti all’altare. Poco prima dell’uscita dei feretri dalla chiesa, arrivano i compagni di Alessio, troppo piccoli per assistere all’intera cerimonia. Tengono tra le mani palloncini azzurri e sagome dei Pokemon. Insieme a loro gli amici di Giada hanno invece altri palloncini, rosa e con la forma dei cavalli che lei amava tanto. Gli stessi presenti, con tutta la squadra di equitazione, davanti al cimitero, dove alcuni ragazzi suonano la chitarra e accompagnano i fratellini nell’ultimo viaggio sulle note di “Mantieni il bacio” di Michele Bravi, “Ovunque Sarai” di Irama e “Brividi”, di Blanco e Mahmood.

La squadra di equitazione di Giada fuori dal cimitero
La squadra di equitazione di Giada fuori dal cimitero
Musica e canti al cimitero
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