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Palermo, la Procuratrice aggiunta di Milano: “Hanno filmato la violenza pur di mostrare di esserci stati”

“Sapevano perfettamente di commettere qualcosa di gravissimo, di commettere un delitto contro l’umanità, e se ne sono vantati”: a dirlo a Fanpage.it è stata la Procuratrice aggiunta di Milano Letizia Mannella sul caso dello stupro di Palermo.
A cura di Ilaria Quattrone
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Tra il 6 e il 7 luglio una donna di appena 19 anni è stata stuprata da un gruppo di uomini in un cantiere del Foro Italico a Palermo. Per questo crimine brutale sono stati arrestati sette ragazzi tra i 18 e i 22 anni. Lo stupro di gruppo sarebbe stato addirittura ripreso con un cellulare. Dopo la violenza la giovane è stata abbandonata dolorante e in lacrime su un marciapiede.

A lasciare basiti, oltre l'efferatezza del crimine, sono anche alcune intercettazioni emerse nei giorni successivi la pubblicazione della notizia. I sette, dopo lo stupro, avrebbero commentato la vicenda. Uno di loro in una chat di gruppo avrebbe scritto: "Sinceramente mi sono schifato un poco ma però che dovevo fare? La carne è carne" o ancora "Se finiamo al Tg, mi ammazzo". Parole che dimostrerebbero come siano stati fin da subito consapevoli di quanto commesso.

"La vittima di stupro, soprattutto di questi crimini così efferati, viene uccisa psicologicamente. Chi subisce questo sopruso gravissimo ha delle ferite che è molto problematico fare rimarginare", ha spiegato a Fanpage.it la procuratrice aggiunta di Milano Letizia Mannella che da anni si occupa di violenze di genere e che di recente sta indagando sul caso di Giulia Tramontano, uccisa al settimo mese di gravidanza dal compagno, e delle violenze sessuali di Capodanno a Milano.

La Procuratrice aggiunta di Milano Letizia Mennella
La Procuratrice aggiunta di Milano Letizia Mennella

Procuratrice, secondo lei si sta abbassando l'età dei ragazzi che commettono abusi di questo genere?

Assolutamente sì. Secondo quella che è la mia esperienza giudiziaria, negli ultimi anni è assai frequente che – soprattutto nei fatti di violenza di gruppo – accanto a ragazzi già adulti, partecipano attivamente anche minorenni. Ne sono un esempio le violenze di Capodanno a Milano dove tra gli aggressori c'erano anche minorenni.

Perché si sta abbassando l'età degli autori di violenze?

Probabilmente perché, invece di scoprire la bellezza che c'è nell'incontrare l'altra persona e vivere i primi amori adolescenziali, scaricano tutta la loro rabbia verso le donne. Sicuramente è un problema dovuto all'assenza di figure genitoriali di riferimento durante la fase della crescita.

C'è una incapacità a vedere l'altro. Sulla vicenda di Palermo, ho letto che uno dei ragazzi avrebbe detto: "Mi sono rovinato la vita". Parole che dimostrerebbero come ci sia una volontà a incentrare, ancora una volta, l'attenzione su se stesso e non sul gravissimo danno creato alla vittima.

La vittima di stupro, soprattutto se è di gruppo, è uccisa psicologicamente. Chi subisce questo sopruso gravissimo ha ferite che è molto problematico far rimarginare con gli anni e con il tempo.

C'è un problema culturale ed educazione, ma a mio avviso è necessario aiutare le famiglie affinché sia più consapevole soprattutto in caso di figli maschi. Attualmente i fatti gravi di violenza sono perpetrati soprattutto da uomini nei confronti di donne. È importantissimo intervenire sull'educazione di un bambino piccolo.

La scuola poi dovrà impartire valori culturali e dare uno scopo di vita a questi ragazzi altrimenti non sapranno mai gestire la loro violenza.

È comunque mia convinta opinione che non si possa attribuire la colpa solo alla società. Ogni individuo è libero di decidere e deve saper valutare, anche se ha 17-18 anni, ciò che è bene e ciò che è male. Nel caso di Palermo, lascia sconvolti la volontà di riprendere la violenza.

Nel caso specifico dello stupro di Palermo, ha stupito l'efferata violenza, ma soprattutto le parole che – secondo le intercettazioni pubblicate da alcune giornali – sarebbero emerse a seguito del delitto. Quanto la dinamica di gruppo influisce e soprattutto se c'è una mancata presa di coscienza di quanto commesso?

Sapevano perfettamente di commettere qualcosa di gravissimo, di commettere un delitto contro l'umanità, e se ne sono vantati. Nelle violenze di gruppo quasi sempre la violenza viene filmata: paradossalmente se si fosse rotto il cellulare impedendo così di filmare, probabilmente non avrebbero perpetrato la violenza.

Se non avessero filmato non avrebbero probabilmente ottenuto la prova della loro cattiveria e della loro anti-socialità. Filmare questi atti gravemente antisociali è lo scopo per il quale viene perpetrata questa violenza. Se non la si riprende, non c'è soddisfazione. Riprenderla significa poi mostrarla agli amici ed eventualmente condividerla sui social. Questo dà conto della pochezza morale di queste persone.

Pur di mostrare la loro forza aggredendo una donna, non esitano a commettere fatti di violenza solo per riprenderli. A mio avviso dimostrano di avere una personalità criminale importante.

Nella mia esperienza giudiziaria, purtroppo, vi è tantissima violenza nei confronti di bambine e bambini piccoli. Spesso vengono violentati addirittura su commissione. Si parla ancora troppo poco di pedopornografia: è un fenomeno mondiale, non solo italiano. Abbiamo denunce che arrivano da tutto il mondo: è un fenomeno che fa così orrore che le persone non riescono nemmeno ad avvicinarsi.

Sui social sono emersi post in cui venivano mostrate foto degli aggressori, condivisi nomi, sono stati creati addirittura profili falsi degli autori in cui venivano condivise frasi provocatorie. Su alcuni social è stato anche condiviso il nome e cognome della vittima. Cosa ne pensa al riguardo?

Diffondere il nome e cognome della vittima è un fatto gravissimo. Non deve avvenire per nessun motivo. Anche qualora si pensa di farlo per dimostrare vicinanza alla vittima. La vittima di violenza deve essere tutelata soprattutto con l'anonimato: deve essere la magistratura a darle giustizia.

Nel caso dei profili falsi con i nomi dei ragazzi indagati per questa violenza di gruppo, ritengo che si tratti di un comportamento malsano e anti-sociale.

La Lega vuole portare in Parlamento un disegno di legge sulla castrazione chimica. Alcuni hanno addirittura scritto che sperano che questi ragazzi subiscano quanto fatto sulla ragazza in carcere. Cosa ne pensa di questa ricerca spasmodica di vendetta? E cosa servirebbe invece per evitare l'aumento di reati simili?

Per evitare l'aumento dei reati occorrerebbe sicuramente una maggiore educazione. Bisogna iniziare a educare i genitori a essere padri e madri. Serve poi una scuola che prosegua questa attività. Vorrei anche evidenziare che i casi di violenza in tutti i campi sono in aumento soprattutto dopo la pandemia.

È molto aumentata la violenza nei confronti della donna, anche con riferimento al revenge porn che è un altro dei fatti in cui vengono coinvolti i social. Il soggetto tipo di questi reati sente di esistere, ha percezione della sua esistenza, perché ha un seguito sui social. Non è strutturata come persona e questo crea poi, in soggetti molti problematici e cattivi, la possibilità di aggredire le donne.

Un'aggressione che poi viene filmata e tanto più è cattiva, tanto più è seguita. Questo tipo di cose, sono veramente rischiose. Ed è ancora più preoccupante quando ci sono minori coinvolti in delitti simili. Non mi stupirei se in una violenza di gruppo, si arrivi anche al femminicidio. È pericolosa questa assenza assoluta di freni inibitori. Il minore che delinque è più pericolo dell'adulto perché  hanno la percezione dell'assoluta impunità. Sono convinti che non saranno né denunciatipuniti.

Per quanto riguarda la proposta di legge sulla castrazione chimica, non entro nel merito perché è una vicenda politica. Su chi ha invocato invece che questi ragazzi subiscano violenze in carcere, la ritengo una cosa terribile. Tutte le volte che mi è capitata di arrestare autori di violenze sono stata attentissima che non subissero violenze.

È un compito fondamentale del magistrato: la violenza non deve mai richiamare altra violenza. Va punita di per sé. Questo tipo di giustizia privata non è concepibile nel nostro ordinamento.

La madre di uno degli indagati ha additato la ragazza come una poco di buono. Ancora una volta assistiamo a casi in cui la colpa viene spostata sulla donna più che su chi commette reati. Anche questo è frutto di una società in cui matura l'idea di una donna come oggetto?

Purtroppo diciamo che c'è un retaggio culturale grave per il quale l'Italia è stata più volte sanzionata dalla Cedu. Queste parole sono bieche e meschine. Non dovrebbero trovare spazio né nelle aule di tribunale, sui giornali e da nessuna parte.

Questi ragazzi tra qualche anno saranno reinseriti nella società, cosa bisogna fare per evitare che commettano ancora un reato simile?

L'unico sistema è l'educazione: obbligarli a percorsi rieducativi, nei quali devono credere. L'unico modo per far sì che questi percorsi abbiano efficacia è che chi li attua sia veramente intenzionato a percorrerli. Questi hanno un discreto successo nei casi di maltrattamenti, in cui il soggetto decidendo di non continuare a rovinare il rapporto, impara a gestire la propria rabbia. Certo nel caso dello stupro di Palermo, la violenza così barbara richiede un percorso molto importante.

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