Ospedali sotto pressione, la Lombardia riduce gli interventi chirurgici non urgenti
Regione Lombardia ha deciso la graduale riduzione delle attività di chirurgia ordinaria per fare fronte all'aumento dei pazienti ricoverati negli ospedali per Covid-19, sia nelle terapie intensive che nei reparti a media e bassa intensità. Una circolare interna del direttore generale dell'assessorato al Welfare, Marco Trivelli, ha disposto la riduzione delle operazioni programmate differibili, da modulare in base alla situazione dei singoli ospedali. Restano garantiti gli interventi d'urgenza.
La decisione di limitare le attività non urgenti (fino al blocco totale delle prestazioni differibili) era già stata presa in primavera, quando era stato necessario convertire in tutta fretta le sale operatorie in reparti di rianimazione e i reparti ordinari in stanze per i pazienti con Coronavirus. La decisione di ridurre nuovamente le prestazioni che possono essere rimandate è un segnale della difficoltà che le strutture lombarde stanno affrontando. Resta salvaguardata tutta l'attività per urgenze ed emergenze, le cure per i pazienti cronici e oncologici, i dializzati, così come le interruzioni volontarie di gravidanza e tutte le prestazioni che non possono essere rimandate.
L'assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, ha precisato che non si tratta di un "lockdown sanitario" ma di "una rimodulazione organica e funzionale delle attività sanitarie negli ospedali lombardi" dovuta alla "rapida evoluzione epidemiologica e il conseguente aumento del numero dei ricoveri " che ha aumentato la domanda di posti letto Covid intensivi, per acuti e sub acuti. "Le attività di cura e di degenza per pazienti Covid-19 dei 18 ospedali Hub della Lombardia – spiega l'assessore gallera – sono state completamente attivate. Pertanto, in queste strutture viene gradualmente ridotta una parte dell'attività programmata ad eccezione di quella legata alle reti oncologiche e ‘tempo-dipendenti' per la cura delle gravi patologie neurologiche, cardiovascolari e dei grandi traumi".
La sospensione o la riduzione delle attività non riguardano le attività ambulatoriale. "La rete sanitaria lombarda – ha sottolineato Gallera – ragiona e opera in ottica di sistema, a beneficio della continuità delle cure e delle prestazioni, in una fase di emergenza e di grande necessità".
La situazione non è ancora al collasso: resta un margine soprattutto sui posti in terapia intensiva. Nella giornata di ieri è stara però raggiunta la soglia simbolica dei 150 ricoveri in rianimazione, ed è scattata come previsto l’attivazione dell’ospedale alla Fiera di Milano. Nella maxi struttura sono attivabili fino a 221 letti. I primi pazienti sono in arrivo nel pomeriggio di oggi. In totale sono 156 i pazienti gravi nelle rianimazioni lombarde, in larga parte intubati. Nelle ultime 24 ore il numero dei degenti è salito complessivamente di 196 unità, portando il totale a 1.841. Di questi, 1.695 sono ricoverati con sintomi lievi.
Già da alcuni giorni gli ospedali stanno riorganizzato le attività per fare fronte all'impennata di pazienti in arrivo nei pronto soccorso. Al San Raffaele è stato riaperto uno dei due reparti di terapia intensiva realizzati in tensostrutture nella scorsa primavera grazie alle donazioni raccolte con la campagna lanciata da Chiara Ferragni e Fedez. Anche l’ospedale Niguarda, uno dei più grandi di Milano, inizia a crescere la pressione per via dell’incremento di casi. La struttura ha diffuso un appello via Facebook: "Per poter gestire questa difficile situazione il nostro impegno non è abbastanza, occorre un ulteriore sforzo da parte di tutti. Ci affidiamo alla responsabilità e alla coscienza di ciascuno, nel seguire le regole e le raccomandazioni ed evitare, per quanto possibile, tutte quelle attività, potenzialmente a rischio, che non siano strettamente necessarie".