Ospedale Sacco, pazienti con l’ossigeno nei corridoi del pronto soccorso e personale contagiato
La situazione all’ospedale Sacco di Milano rischia di esplodere. L’allarme lo dà la Cgil in una nota urgente inviata al Direttore Generale, al Direttore Sanitario e al Direttore Sitra dell’ospedale milanese in cui si scrive che "la tensione tra i lavoratori è al limite" e il sindacato si dichiara allarmato "dalla situazione che osserviamo e che viviamo ogni giorno nei reparti". Nella nota firmata da Cgil Milano si legge che "ciò che succede a livello sociale e di conseguenza anche all’interno dei presidi ospedalieri e nelle articolazioni territoriali, dove continua l’apertura degli ambulatori con afflusso di utenza e allo stesso tempo l’aumento del carico assistenziale in reparti COVID, causa sempre maggiore preoccupazione" e che a "questa situazione si aggiunge l’allarmante aumento di contagi tra i lavoratori che genera timore e, a causa delle diffuse defezioni, l’ulteriore aumento del carico di lavoro". I sindacati lamentano "come sia venuto a mancare un intervento tempestivo ed organizzato attraverso lo screening del settore/reparto/servizio interessato dal contagio" ritenendo "che questa dovrebbe essere una prima risposta alle preoccupazioni dei lavoratori».
Nello specifico si riporta "l'allarme riportato dai lavoratori della Rianimazione del presidio Sacco, che attualmente si sta attrezzando per ospitare lo stesso numero di posti letto della prima fase pandemica, che vede anche qui colleghi contagiati dal virus Covid 19". "Non possiamo permetterci – scrive la CGIL – come professionisti, come lavoratori e come cittadini che salti questo anello della catena assistenziale. Nessun lavoratore può continuare a sopportare queste condizioni di lavoro con questo livello di tensione, se non rischiando sulla propria vita e su quella dei pazienti. Chiediamo al più presto un segnale molto chiaro dalle direzioni".
A Fanpage.t il responsabile della FP CGIL Milano Sanità Roberto Bellinazzi racconta come all’interno dell’ospedale si sia già a 25-27 letti nel reparto di rianimazione: "A marzo nel picco dell’epidemia erano 30 e siamo già vicini a quel limite – racconta Bellinazzi che aggiunge come – nella prima ondata all’interno del personale sanitario non si contava nessun contatto mentre oggi siamo già a 2 operatori positivi più un altro che ha avuto contatti con un positivo. In tutto questo non viene fatto nessun monitoraggio se non a quelli che manifestano sintomi. Tolto lo screening aziendale sierologico di fine aprile nessuno ha mai fatto il tampone".
Situazione critica al pronto soccorso
Ma non è tutto: Bellinazzi racconta di come all’ospedale "il reparto di chirurgia sia usato anche come reparto Covid che tiene insieme pazienti Covid e non Covid". La situazione è anche peggio al Pronto Soccorso (lo stesso Pronto Soccorso che alcuni negazionisti indicavano “vuoto” in improbabili video) dove alcuni box dell’urgenza sono stati trasformati in letti di rianimazione con pazienti intubati e dove nel corridoio sulle barelle ci sono pazienti con il casco per l’ossigeno. "Lì c’è anche un problema di personale che manca – dice Bellinazzi – una situazione difficile. E su 40-45 infermieri 8 almeno sono già stati individuati come positivi".
Sul tema è intervenuta anche la consigliera regionale del Partito Democratico Carmela Rozza che ci dice: "È palese che Fontana e Gallera hanno buttato via i mesi che avevamo per predisporre gli ospedali alla seconda ondata. Purtroppo le situazioni dove si è fatto troppo poco non riguardano solo il Sacco: è una condizione che mette a rischio la vita dei lavoratori e dei pazienti. Voglio sperare con tutte le mie forze che si voglia usare questo lockdown per fare quello che non si è fatto prima negli ospedali e nei territori altrimenti a gennaio siamo punto e a capo".