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Ospedale Fiera Milano, il direttore: “Capisco i dubbi, ma giudicate dai pazienti che salveremo”

“Siamo stati rimproverati perché la Fiera non si riempiva. Si è parlato di diga o scialuppa di salvataggio, di un estintore. Molti ci hanno preso poco sul serio perché l’estintore non era più necessario”: hanno parlato per la prima volta con i giornalisti i medici che dirigono i reparti dell’ospedale alla Fiera di Milano, struttura al centro delle polemiche perché inutilizzata per mesi, che ha accolto 70 pazienti dall’inizio della seconda ondata. “Capisco i dubbi”, dice Nino Stocchetti, rianimatore del Policlinico di Milano, ma credo che il giudizio dovrà essere su come riusciremo a lavorare e quanti pazienti riusciremo a salvare”.
A cura di Simone Gorla
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L'ospedale Fiera Milano
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L'ospedale Covid alla Fiera di Milano è una scialuppa di salvataggio indispensabile, o un'astronave che toglie personale e risorse alle altre strutture regionali? La risposta dipenderà dai risultati, almeno secondo Nino Stocchetti, rianimatore e direttore del padiglione del Policlinico di Milano. "Capisco i dubbi, ma credo che il giudizio dovrà essere su come riusciremo a lavorare e quanti pazienti riusciremo a salvare".

L'ospedale in Fiera Milano ora lavora: 57 pazienti, si arriverà a 90

Hanno parlato oggi per la prima volta i medici che dirigono i reparti Covid creati nei padiglioni della Fiera di Milano. La struttura è stata per mesi al centro delle polemiche: costata una ventina di milioni di euro, è rimasta a lungo praticamente inutilizzata. Con la seconda ondata di Coronavirus in Lombardia l'hub è tornato operativo. Al momento accoglie 57 pazienti su una sessantina di letti attivati in cinque moduli, affidati ad altrettanti ospedali lombardi (Policlinico ma anche Niguarda di Milano, Circolo di Brescia, San Gerardo di Monza, Civile di Brescia) con 60 medici e 120 infermieri. L'obiettivo è arrivare a 90 posti con altri due moduli affidati a Humanitas e Gruppo San Donato.

Stocchetti: Era un estintore, dicevano che non serviva più

"Abbiamo aperto l'ospedale in Fiera il 3 aprile. Tre giorni dopo il contagio, per fortuna, ha iniziato a scendere. Siamo stati rimproverati perché la Fiera non si riempiva. Si è parlato di diga o scialuppa di salvataggio, di un estintore. Molti ci hanno preso poco sul serio perché l'estintore non era più necessario", ricorda ora Stocchetti. "Con l'estate non abbiamo smantellato la Fiera. Sembrava che il problema fosse completamente risolto. Quando la seconda ondata è arrivata siamo tornati".

"Qui i medici sono volontari, non deportati"

C'è però una differenza rispetto alla scorsa primavera: il persone a disposizione è molto più ridotto. "In questa stanza il 5 aprile c'erano 100 persone, medici e infermieri reclutati da protezione civile in tutta Italia – ricorda Stocchetti -. Colleghi generosi erano venuti per darci una mano. Ma ora tutta l'Italia soffre, non è più possibile chiamare personale che arrivi da altre aree". Eppure per fare funzionare la Fiera serve molto personale. Servono decine di medici e infermieri. Per questo i sanitari sono stati reclutati dagli ospedali di tutta la Lombardia. Ma il direttore della struttura non vuole sentir parlare di medici obbligati a trasferirsi. "La cosa che mi ha fatto arrabbiare di più fra quelle che ho letto sui giornali è che qualcuno diceva che venivano deportati i medici e gli infermieri qui. Tutti i medici che lavorano con me si sono offerti volontari. E la lista dei medici che vorrebbero venire a lavorare in Fiera è piuttosto lunga. Tutti stanchi, ma quando c'è da fare si fa. Ed è una cosa molto bella".

Resta il problema degli ospedali di provincia: "Rischiamo di indebolirli"

Il problema degli ospedali di provincia, però, esiste: "Se spostiamo troppe persone da altri ospedali, è ovvio che indeboliamo le strutture. È un dato di fatto. La strategia è bilanciare gli sforzi", spiega Stocchetti. Inoltre "se si portano i malati dove ci sono molti medici e molta esperienza, i risultati sono migliori". Ma passare da 800 a 1600 posti in Lombardia non è facile. "Abbiamo occupato le sale operatorie, le unità coronariche, i pronto soccorso. Ci si arrangia, si fa il possibile. Il vantaggio della Fiera è che non siamo un ospedale da campo, abbiamo posti letto attrezzati, abbiamo una tac a ogni piano, offriamo la possibilità, i mezzi e la tecnologia che non ci sono negli ospedali d'emergenza. Accetto il dubbio, credo che il giudizio sarà su come riusciremo a lavorare".

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