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Operato al cuore un neonato con 250 battiti al minuto: i medici gli salvano la vita

Altra operazione da record in Lombardia. L’Irccs Policlinico San Donato ha salvato la vita ad un bambino di 80 giorni, Andrei, nato con la sindrome di Wolff Parkinson White che lo portava ad avere oltre 250 battiti cardiaci al minuto.
A cura di Filippo M. Capra
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Altra operazione da record in Lombardia. L'Irccs Policlinico San Donato ha salvato la vita ad un bambino di 80 giorni, Andrei, nato con la sindrome di Wolff Parkinson White, malattia congenita che lo ha costretto a vivere dal momento della nascita a pochi giorni fa in terapia intensiva. In Macedonia, suo Paese d'origine, avevano reputato inoperabile la sua situazione, ma a San Donato la squadra di medici che l'ha preso in cura ha ribaltato i pronostici, consentendogli di avere un futuro.

Andrei aveva 250 battiti al minuto, salvato dal Policlinico San Donato

Il problema clinico principale che affliggeva Andrei era un battito cardiaco troppo elevato: più di 250 battiti al minuto con tre "fili elettrici" che percorrevano il suo cuore e rischiavano di mandarlo in tilt in ogni momento. Come spiegato dal Gruppo San Donato, Andrei è "il secondo bambino più piccolo al mondo mai ablato e il più piccolo ablato in assoluto a presentare tre vie accessorie atrioventricolari: tre fili elettrici". A salvare la vita al piccolo di appena 4 chilogrammi, è stato il responsabile dell'Unità operativa di Aritmologia clinica e del Laboratorio di Elettrofisiologia del San Donato Carlo Pappone, insieme a Gabriele Vicedomini, Giuseppe Ciconte e Tommaso Aloisio. Il team medico ha, in sostanza, utilizzato delle sonde che hanno prodotto onde elettromagnetiche in grado di distruggere il tessuto patologico nel cuoricino del piccolo. Ora, a intervenuto riuscito e dopo qualche giorno di terapia intensiva, Andrei è pronto per tornare in Macedonia insieme ai suoi genitori, mamma Sara e papà Mirko.

Il dottor Pappone: L'operazione dà un contributo indiscutibile alla scienza

Soddisfatto il dottor Pappone che si è detto contento "del risultato ottenuto perché al di là della buona riuscita dell'operazione e del suo indiscutibile contributo scientifico, ciò che conta davvero per noi è l'aver salvato la vita del piccolo Andrei e aver ridato fiducia e speranza ai suoi genitori, di cui ammiro profondamente la tenacia e la volontà di non arrendersi". Pappone, contattato dal padre di Andrei dopo i rifiuti incassati dalle altre strutture, a posteriori, ha ammesso che "eseguire questa ablazione sembrava una impresa fuori dalle possibilità attuali della pratica clinica. Io sapevo che era possibile, avendo già eseguito nella mia vita professionale migliaia di questi interventi, ma questa volta ero di fronte al più piccolo di sempre". Il viaggio in Italia è stato finanziato da un fondo governativo macedone.

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