Terrorismo a Milano, arrestati due uomini in un blitz: “Facevano propaganda online e finanziavano l’Isis”
Nelle prime ore di oggi, martedì 17 ottobre, si è svolta un'operazione antiterrorismo a Milano, condotta dalla polizia e coordinata dalla dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo.
Su richiesta del pubblico ministero Alessandro Gobbis, sono stati arrestati due uomini che hanno tra i quaranta i cinquant'anni: l'ordinanza è stata firmata dal giudice per le indagini preliminari Fabrizio Felice. Ai due sono stati sequestrati i telefoni e i dispositivi informatici. Sono accusati di essere "estremamente attivi nella propaganda e nel proselitismo digitali per conto dell'Isis". Avrebbero addirittura finanziato alcune "cause di sostegno".
A finire in manette sono un uomo di 49 anni e uno di 44: i due si conoscono tra loro. Dagli accertamenti – le indagini sono partite nel 2021 – è emerso che il più anziano ha indottrinato il più giovane che, ultimamente, stava cercando di fare lo stesso con i figli.
Il procuratore Marcello Viola ha spiegato che i due "avrebbero prestato giuramento di appartenenza e di fedeltà" all'Isis. Le loro attività erano inoltre "strettamente connesse alla loro partecipazione all'organizzazione terroristica internazionale". In alcuni gruppi Telegram, Facebook e WhtsApp – dove si sarebbero dichiarati terroristi dell'Isis e all'interno dei quali ci sono centinaia di iscritti – avrebbero lasciato, sotto alcuni video di massacri e attentati, commenti di appoggio all'Isis e contro l'Occidente.
In alcune chat avrebbero scritto messaggi di minacce rivolte alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Non sono emersi progetti di preparazione di attentati.
Ci sarebbero messaggi simili anche nei confronti degli ebrei e riferimenti al conflitto tra israeliani e palestinesi. Non solo: avrebbero anche dato diversi consigli a coloro che volevano imparare a utilizzare le armi.
I due, inoltre, avrebbero inviato soldi (circa quattromila euro) ad alcune donne rimaste vedova in Palestina perché i mariti erano morti in contesti di guerra, ad alcune persone nello Yemen e a un uomo che – secondo alcune indagini condotte negli Stati Uniti – farebbe parte dell'Isis in Siria e ad altri in Egitto e Libano.
Entrambi – nessuno di loro frequentava luoghi di aggregazione particolari – avevano un'occupazione: uno dei due era stato per un periodo imprenditore edile e poi è divenuto semplice dipendente così come l'altro arrestato. Avevano una vita sociale e familiare. Uno dei due avrebbe anche cercato di intraprendere un viaggio in Turchia.
"Nelle nostre indagini abbiamo trovato tanti elementi di conferma. L'attività che ha dato risultati più pregnanti è stata il sequestro dei dispositivi informatici fatta tempo addietro. È stato trovato giuramento e fedeltà allo stato islamico", ha spiegato il pubblico ministero Alessandro Gobbis.
All'interno di questi dispositivi sono stati trovati anche alcuni video con protagonisti bambini a viso aperto che sparano ad alcuni prigionieri.
Nel blitz antiterrorismo sono stati coinvolti gli agenti della Digos del capoluogo meneghino, del Centro operativo per la Sicurezza Cibernetica di Perugia, della Direzione Centrale della polizia di prevenzione e del servizio centrale polizia postale e delle comunicazioni.
"Grazie alle forze dell'ordine e alla magistratura per l'operazione che ha portato all'arresto di due militanti dell'Isis", ha scritto su X il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. "Il Governo, anche con una forte azione di prevenzione, continuerà a lavorare per garantire la sicurezza dei cittadini. Linea dura contro il terrorismo", ha poi concluso.
Proprio ieri pomeriggio si è svolto un vertice in Procura a Milano per discutere proprio di quali misure prendere per contrastare il terrorismo. Durante la riunione, erano presenti i sei magistrati specializzati in materia – coordinati dal Procuratore Marcello Viola – e tutti i rappresentanti delle forze dell'ordine. In particolare modo è stata discussa la necessità di monitorare costantemente il territorio e potenziare i controlli anche negli istituti penitenziari dove potrebbe esserci attività di proselitismo.