Operai morti nel container, la Cgil: “Questi sono omicidi sul lavoro che la legge non punisce”
"Chiediamo che si metta fine al continuo appalto e subappalto, perché il lavoratore perde la consapevolezza di chi è il datore di lavoro e diventa impossibile risalire alle effettive responsabilità". Così Massimo Balzarini, membro della segreteria di Cgil Lombardia con delega a salute, sicurezza sul lavoro e ambiente, delinea a Fanpage.it le richieste dei sindacati dopo la tragedia dei due operai morti nel cantiere di Moltrasio.
I nomi di Said Salah Ibrahim Abdelaziz, 25 anni, e Samir Mohamed Said, 29 anni, si sono aggiunti al già lungo elenco di vittime del lavoro in Lombardia. "Fatte salve le verifiche della magistratura sulle cause, queste sono altre due morti che non possono essere derubricate come incidenti o fatalità – denuncia Balzarini –. Il numero degli infortuni in Lombardia non è in calo. I dati Inail ci dicono che nel periodo gennaio-luglio 2021 erano 93 i morti sul lavoro, nello stesso periodo di quest'anno sono 90. A preoccupare è il fatto che da fine luglio a ora le Aziende di Tutela della Salute (Ats) ne hanno registrato altri 15, quindi superiamo i 110 morti da inizio anno ed è un dato inaccettabile".
Le richieste dei sindacati alle istituzioni
Nella giornata di giovedì si è tenuto un presidio unitario di Cgil, Cisl e Uil, insieme alle rispettive sigle di categoria dei lavoratori edili, davanti alla Prefettura di Como. I vertici dei sindacati hanno incontrato il prefetto, Alberto Polichetti, per esporre le loro richieste in tema di sicurezza.
"Bisogna approfondire le cause specifiche che hanno portato alla morte dei due operai, ma occorre intervenire con misure preventive – spiega Balzarini –. Per questo chiediamo un rafforzamento delle ispezioni con l'aumento del personale preposto e delle attrezzature per effettuare i controlli".
Per Cgil Lombardia le richieste in tema di sicurezza sul lavoro riguardano anche un'adeguata formazione dei lavoratori e una più chiara assunzione di responsabilità da parte delle aziende. "La formazione deve essere accertata ed efficace perché spesso le cause di infortunio sono evitabili proprio con un'adeguata formazione – prosegue Balzarini –. Chiediamo inoltre un sistema di verifica su coloro che sono in cantiere, tramite timbrature o sistemi online di controllo, che accertino l'identità della persona che entra in cantiere per verificare se ha i requisiti di formazione e l'idoneità sanitaria".
I sindacati chiedono l'attuazione immediata di queste misure di tutela dei lavoratori a tutti gli attori in gioco, tra cui la Regione Lombardia e il Governo, inclusi anche coloro che tutelano gli interessi dei datori di lavoro. "Purtroppo – denuncia Balzarini – le associazioni datoriali non si esprimono mai quando avvengono questi infortuni, eppure la responsabilità c'è anche sul fronte datoriale".
Il precedente senza responsabili
Intanto, sembrerebbe che i due operai che hanno perso la vita non avessero un contratto. I Carabinieri, infatti, cercando tra le carte della ditta che aveva in gestione il cantiere, non avrebbero trovato nessun documento che attesterebbe l'esistenza di un rapporto di lavoro tra i due e l'impresa. Su questo Balzarini preferisce non commentare "essendo informazioni ancora oggetto di verifica da parte delle istituzioni".
Ma ricorda un precedente analogo, avvenuto in Lombardia: "All'atto dell'apertura di un processo tre anni dopo la morte di un lavoratore, non si era ancora riusciti a determinare chi era il datore di lavoro effettivo. In Lombardia ci sono quindi già casi dove l'appalto e il subappalto non permettono di determinare il responsabile di un omicidio sul lavoro. Per questo abbiamo chiesto che il Codice degli appalti sia chiaro nel vietare il subappalto e nel chiamare a corresponsabilità tutta la catena dei datori di lavoro".