Omicron 5, Massimo Galli: “A Milano c’è il rischio di una nuova ondata, bisogna pianificare altri vaccini”
Nuovi positivi quintuplicati in pochi giorni a Milano, dove anche il primo cittadino Beppe Sala è chiuso in casa dopo l'esito di un tampone positivo. In Lombardia casi in aumento del 48 per cento nel giro di una settimana, i test rapidi in farmacia scarseggiano. Impazza nuovamente il virus nel capoluogo e nella regione più colpita dalla pandemia, se si leggono gli ultimi report sull'andamento del contagio – non diversamente di ciò che avviene nel resto dell‘Italia, dove in una settimana i casi sono passati da 15 a 21 mila. I sintomi sono più lievi, ma la contagiosità è altissima. "È possibile che questa sia Omicron 5, e che ci si possa trovare di fronte a una nuova ondata". Non ancora certo, ma probabile. Sono le parole del professor Massimo Galli, ordinario di Malattie infettive all'Università Statale di Milano e primario all'Ospedale Sacco, a Fanpage.it.
È quinta ondata?
Manca ancora la conferma scientifica e servono più dati, ma la sensazione per il momento è questa, sì. Cronaca di un evento annunciato.
In che senso?
L'ultimo periodo è stato contrassegnato dalla quasi totale mancanza di attenzioni da parte della popolazione, è stato ed è tuttora un "liberi tutti" generalizzato. Ecco cosa succede quando si abbassa la guardia. Del resto le pandemie non finiscono per decreto, e questa non è certo finita. Non si fa sparire la sporcizia nascondendola sotto l'angolo del tappeto. Se questa variante si conferma come molto più diffusiva, c'è da augurarsi che non abbia un impatto tale da mettere in crisi gli ospedali.
Il fatto di eliminare quasi del tutto l'utilizzo della mascherina può aver inciso?
Certo. Non ha senso togliere le mascherine, ci viene dimostrato dai fatti. Se questa quinta ondata di Omicron 5 fosse confermata, avremmo la prova definitiva.
Cosa ci aspetta quest'estate?
Confidiamo nell'estate e la pensiamo come il periodo in cui il virus cessa di circolare, ma non è così: dipende dal tasso di popolazione suscettibile che trova nella sua strada. Un atteggiamento prudenziale è fondamentale, lo dico sempre. L'unica speranza, comunque, è che questo virus abbia intrapreso una strada sì più contagiosa, ma meno patogena.
E in autunno?
C'è di mezzo l'inverno australe di Paesi dove la percentuale di vaccinati è bassissima. Questo rende difficile una previsione nella corsa del virus, e non fa ben sperare.
Stando così le cose, in inverno faremo un'altra dose di vaccino?
Non so cosa succederà su questo versante, a mio avviso è una questione spinosa e francamente anche imbarazzante. Troverei serio, da parte dei governi e delle agenzie della salute, l'iniziare a pianificare una strategia ben definita da questo punto di vista. Invece regna il silenzio, nessuno si prende la responsabilità. E sì che la tecnologia certo non manca, per mettere a punto un vaccino nuovo e adeguato. Eppure, questo argomento viene messo ai margini di ogni discussione.