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Omicidio Ziliani, la figlia Paola contro Mirto Milani: “Forse era solo interessato al nostro patrimonio”

Si incrina il “trio criminale” che ha stordito e poi strangolato l’ex vigilessa di Temù Laura Ziliani, dopo aver lungamente pianificato il suo omicidio. “Ho pensato fosse stato Mirto a volerci fare del male, e anche mia sorella aveva avuto il sospetto. Oggi non lo so quale sia la risposta giusta”
A cura di Francesca Del Boca
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Un'udienza durata oltre 11 ore. Quello che emerge, tra giustificazioni e dettagli raccapriccianti, è però una constatazione. "Non siamo più un trio".

Parla davanti alla Corte d'Assise di Brescia Paola Zani, 21 anni, una delle due figlie di Laura Ziliani, l'ex vigilessa di Temù uccisa nella notte del 7 maggio 2021 e trovata cadavere l’8 agosto successivo. La ragazza, durante il processo per la morte della donna, che vede imputati per omicidio anche la sorella Silvia Zani, 29 anni, e il fidanzato Mirto Milani, fa intravedere una crepa in quello che era stato definito "il trio criminale": un sodalizio compatto e unito nell'intento di uccidere Laura Ziliani.

"Forse Mirto era solo interessato al nostro patrimonio"

"Dopo aver trovato la soda caustica nel salino, ho pensato fosse stato Mirto a volerci fare del male, e anche mia sorella aveva avuto il sospetto e gliel’aveva chiesto", racconta, tra le lacrime. "Mi ero detta che forse era solo interessato al nostro patrimonio, perché noi tre eravamo una famiglia. Oggi non lo so quale sia la risposta giusta", racconta infatti la sorella minore.

Il fidanzato della sorella maggiore Mirto che, per lei, "era un fratello, poi è diventato il mio primo fidanzato. A un certo punto mi ha detto che era innamorato pure di me". Un vero e proprio rapporto a tre. Silvia, che vuole sposarlo, è consenziente. "Con mia sorella abbiamo trattato su come dividerci il fidanzato. Io lo baciavo soltanto, mentre lui voleva di più". 

La difesa di aula delle figlie di Laura Ziliani

E ancora, sulla mamma stordita e poi strangolata, per venire probabilmente infine sepolta ancora viva. "Sono pentitissima, non avrei mai dovuto ucciderla. Ma per me non era mia mamma, era un mostro, eravamo arrivati a disumanizzarla. Ci avrei messo la mano sul fuoco che ci volesse morti".

La stessa versione della sorella maggiore: uccidere per non essere uccisi. "Mamma era molto assente, voleva farsi la sua vita. Adesso però mi sono resa conto che non aveva senso che lei ci volesse fare del male, anche se ci mostrava rancore da quando eravamo nate perché non ci ha mai volute".

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