Omicidio Ziliani, interrogato dal pm per oltre un’ora il sindaco di Temù
È stata la volta del sindaco di Temù Giuseppe Pasina a essere ascoltato ieri 14 ottobre dal pubblico ministero Caty Bressanelli che indagata sulla morte dell'ex vigilessa Laura Ziliani. Il primo cittadino è stato ascoltato come persona informata sui fatti: può fornire informazioni importanti per cercare di rispondere alle ultime domande rimaste in sospeso sul caso Ziliani. Al momento si sa con assoluta certezza che Laura è stata trovata senza vita dopo tre mesi dalla sua scomparsa e con l'accusa di omicidio ora sono indagate le sue due figlie Paola e Silvia Zani e il fidanzato della maggiore Mirto Milani, tutti e tre ora in carcere. L'esatta dinamica di quanto accaduto è rimasta un mistero. Intanto resta riservato quanto è stato riportato durante l'interrogatorio di ieri.
Il sindaco: Laura temeva le succedesse qualcosa
In tutti questi mesi Pasina, che si è presentato in Procura con i carabinieri della Compagnia di Breno, ha sempre espresso la sua opinione su quanto stava accadendo: a luglio, un mese prima del ritrovamento del corpo, il primo cittadino aveva precisato a Fanpage.it che in paese nessuno credeva più all'ipotesi dell'incidente in montagna. "Tutti sono convinti o che sia scappata o che se sia stata ammazzata", aveva detto allora. Qualche settimana dopo l'arresto delle due figlie Pasini ha affidato le sue parole alla trasmissione Mattino Cinque raccontando le preoccupazioni dell'ex vigilessa di 55 anni: "Temeva che le succedesse qualcosa". E poi aveva rivelato: "Laura era preoccupata anche per la terza figlia, Lucia. Temeva che le due figlie avessero l’obiettivo di farsi dare la delega della sua tutela perché così avrebbero ottenuto la gestione di tutto il patrimonio". Le due figlie "magari temevano che la madre non fosse d'accordo con questo loro progetto e a loro non andava bene in particolar modo al fidanzato, si diceva. Le figlie erano determinate e avevano il carattere del padre".
Si cerca il movente negli affari patrimoniali
E proprio sulla gestione del patrimonio e sull'eredità è da cercare il movente dell'omicidio. Ziliani voleva lasciare parte delle sue case infatti alla terza figlia, l'unica non indagata in questa vicenda. Sempre dagli accertamenti degli inquirenti, risulta che il "trio criminale" infatti vivesse come un problema il fatto che Lucia fosse comproprietaria degli immobili. I tre erano preoccupati dalla possibilità che, con la sparizione della madre, potesse diventare tutore uno dei parenti (la nonna o gli zii) che avrebbero impedito loro di poter utilizzare quel patrimonio liberamente. Beni che, già durante la scomparsa, venivano gestiti da Mirto e dalla madre Mirna. Oggi quelle casa di Temù, dove potrebbe essere stato consumato il delitto, è stata messa ancora sotto sequestro. In quella casa la famiglia veniva poco e non avevano contatti con la comunità: però ora tutti in paese parlano di Laura Ziliani.