Omicidio Vittorio Boiocchi, dietro l’assassinio la pista del racket per i biglietti e i parcheggi a San Siro
Continuano le indagini sulla morte di Vittorio Boiocchi, il capo ultras dell'Inter ucciso sotto casa a Milano. In base alle informazioni pervenute fino a questo momento, sembrerebbe che a sparare siano stati due uomini a bordo di una moto: avrebbero esplosi cinque colpi, di cui tre avrebbero ferito e ucciso Boiocchi.
Gli investigatori stanno vagliando tutte le piste, quella più battuta farebbe riferimento a un possibile regolamento di conti che potrebbe essere collegato alla pista del racket dei biglietti per le partite, dei parcheggi, dei venditori ambulanti e ancora dei paninari.
Un sistema che, come riporta il quotidiano "Il Corriere della Sera", potrebbe vedere coinvolta anche una famiglia di ‘ndrangheta della provincia di Reggio Calabria e che vedrebbe una spartizione dei proventi tra i capi delle tifoserie di Inter e Milan.
L'indagine sulla compravendita di biglietti
Il nome del capo ultras assassinato sarebbe all'interno di un'inchiesta della procura di Milano che riguarda proprio la compravendita di biglietti e i presunti ricatti alla società dell'Inter. Nell'indagine sono finiti anche quattro dirigenti dell'Inter, che inizialmente erano stati accusati di associazione per delinquere e di aver collaborato con i capi ultrà fornendo biglietti a prezzi agevolati o addirittura gratuitamente.
Per i quattro è stata poi richiesta l'archiviazione (accolta dal giudice per le indagini preliminari) poiché è stato ritenuto che i dirigenti erano vittime "del comportamento minacciato ed estorsivo" dei capi ultra.
Un altro punto fondamentale sembrerebbe essere l'anno di scarcerazione di Boiocchi: nel 2018, dopo 26 anni di carcere, torna in curva e avrebbe sostenuto di essere a capo di essa. In base ad alcune informazioni riportate sempre dal Corriere della Sera, l'auto-proclamazione sarebbe arrivata mandando via con violenza i vecchi capi e spartendo gli affari tra alcuni membri della nuova compagine.
Le intercettazioni
A loro avrebbe affidato il business dei biglietti. Alcuni di questi sono stati interrogati proprio ieri, lunedì 31 ottobre, dagli investigatori milanesi. Gran parte dei loro proventi, sarebbe però arrivato dal racket dei parcheggi che sarebbe stato gestito con i capi della tifoseria rossonera e dove sarebbero state coinvolte alcune società vicine alla famiglia Iamonte.
In una intercettazione del 2021, riportata dal quotidiano "Il Giorno", Boiocchi avrebbe fatto riferimento a un giro d'affari molto importante: "Prende circa 80 mila euro al mese tra parcheggi e altre cose. Dice che finalmente erano riusciti a fare una bella cosa con la gestione dei parcheggi, con 700-800 biglietti in mano, due paninari a cui hanno fatto avere il posto che gli danno una somma ad ogni partita".