Omicidio Tramontano, la solidarietà tra Giulia e “l’altra”: “Poteva essere la terza vittima”
L'amante di Alessandro Impagnatiello, la collega di 23 anni che aveva convinto ad abortire e a cui fino all'ultimo ha raccontato bugie, avrebbe potuto essere un'altra vittima dell'uomo. Questo è il sospetto degli investigatori, che potesse fare del male anche a lei dopo aver ucciso Giulia Tramontano e Thiago, il loro figlio che portava in grembo. E proprio la giovane barista è stata determinante per stringere il cerchio attorno all'assassino.
La solidarietà tra le due donne
La 29enne incinta aveva scoperto quella relazione e aveva deciso di cercare quella donna più giovane di cui Alessandro negava l'esistenza. Va da lei ci parla, lei si offre addirittura di ospitarla. La solidarietà tra donne in quel momento prevale su qualsiasi presunta rivalità, si scoprono alleate, sono state entrambe ingannate e ferite dallo stesso uomo. Si perché Impagnatiello non si era limitato a mentire alla compagna, ma aveva costruito un castello di bugie anche per l'amante, che scopre da sé che Giulia è incinta sbirciando delle foto dal telefono. Lui allora le dice che il bambino non è suo, produce anche un falso test del dna che lo dimostrerebbe, ma lei capisce subito che non è così: "Alessandro mi ha prestato il suo Ipad, ho visto varie ricerche on line finalizzate a reperire degli attesati negativi del test del Dna. Ho trovato un file con le sue generalità e quelle di Giulia con test negativo, che sarebbe quello che mi aveva mostrato in forma cartacea".
I sospetti della barista di 23 anni
E proprio la visita all'amante del compagno avrebbe portato all'ultima discussione. Quando Impagnatiello si trova davanti alla verità della sua vita, uccide Giulia e il figlio che porta in grembo a coltellate. Poi prende il suo telefono e continua la conversazione con l'amante al posto suo. Di nuovo, la giovane capisce che le cose non sono come dice Alessandro: "Ci siamo sentite su WhatsApp e a mio avviso mi stava scrivendo in maniera diversa da quanto aveva fatto in precedenza. Mi diceva che non era stata sincera con me e di lasciarla in pace. Poi non mi ha più risposto".
Allora scrive all'uomo, le chiede di fargli vedere che Giulia è in casa. Non sappiamo se pensa subito al peggio, sicuramente è convinta che a scrivere quei messaggi è proprio lui, e ha ragione perché in quel momento Giulia è già morta. Lei videochiama, lui prima dice che Giulia dorme, poi che è da un'amica, lei la vuole vedere: "Ha ripreso solo la camera da letto ed il soggiorno dove effettivamente non vi era la presenza di Giulia".
Alessandro Impagnatiello dopo l'omicidio è andato a casa della 23enne
Alessandro non si arrende, ha bisogno che lei gli creda per mettersi subito al riparo da possibili sospetti. Corre da lei quando finisce il turno del lavoro. Sono le due di notte, ma quella che è la sua amante da quasi un anno non ne vuole sapere, non gli apre, ha paura che possa fargli del male e decide di parlargli dal ballatoio.
Nei giorni successivi è terrorizzata, capisce che quel ragazzo di cui forse si era innamorata davvero continua a mentirgli. Prende contatto con Chiara, la sorella di Giulia, e le racconta tutto: ha notato un particolare che l'ha atterrita "dallo zaino del lavoro di Alessandro dei guanti in lattice". Quando gli inquirenti la chiamano parla per più di tre ore e proprio per il "rischio di reiterazione del reato", il pm Alessia Menegazzo e l’aggiunto Letizia Mannella, decidono di intervenire e sottoporre l'uomo a fermo: "Prova ne è il grave timore dell’amante che, conoscendolo e temendo di subire la medesima sorte di Giulia, non gli ha aperto la porta e ha parlato con lui soltanto dal balcone".