Omicidio Sofia Castelli, il messaggio dell’ex fidanzato all’amico: “Giuro che me la paga”
Zakaria Atqaoui, il ragazzo di 23 anni accusato di aver ucciso l'ex fidanzata Sofia Castelli nella sua casa di Cologno Monzese (Milano), avrebbe inviato – intorno all'1.51 di notte – un messaggio a un amico prima di accoltellare la ventenne. È quanto hanno ricostruito i carabinieri della compagnia di Sesto San Giovanni coordinati dalla Procura di Monza. Lo scambio di sms sarebbe avvenuto quando il reo confesso era nascosto nell'armadio, in attesa che la ventenne rientrasse nel suo appartamento.
Lo scambio di messaggi tra il 23enne e l'amico
Nascosto nell'armadio, il 23enne avrebbe scritto all'amico: "Ti giuro che me la paga" e ancora "Che vergogna" e "Mi vergogno, f***a, di essere stato con una così". Il riferimento probabilmente è a una nuova amicizia tra la ventenne e un ragazzo. Atqaoui, ossessionato dall'ex fidanzata, Avrebbe poi spiato i suoi spostamenti controllando le stories di Instagram di alcune amiche che, quella sera, si trovavano in discoteca con la vittima.
Atqaoui e Castelli si erano lasciati da alcune settimane. La ventenne aveva deciso di interrompere la relazione. L'ex fidanzato non avrebbe mai minimamente rispettato la decisione della ragazza: avrebbe iniziato a tempestarla di messaggi, si sarebbe presentato negli stessi locali frequentati dalla giovane e avrebbe iniziato a contattare anche le sue amiche. Venerdì 28 luglio, il giorno prima dell'omicidio, il 23enne si sarebbe presentato in casa di Sofia Castelli.
Cosa ha detto il 23enne nell’interrogatorio: la ricostruzione
Agli inquirenti, il 23enne ha raccontato cosa è accaduto sia prima che dopo l'omicidio. Con una scusa, sarebbe entrato e, prima di andare via, avrebbe rubato un mazzo di chiavi che si trovava appeso accanto alla porta di casa. Sabato sera sarebbe tornato in quella abitazione e si sarebbe nascosto nell'armadio. La ragazza sarebbe rientrata all'alba, intorno alle 6 del mattino, dopo una serata trascorsa in discoteca. Con lei c'era un'amica: "Ho atteso che la sua amica se ne andasse, ma non se ne è andata. Lì è scattato qualcosa".
Le due avrebbero iniziato a parlare di un ragazzo, un nuovo amico della ventenne. Atqaoui avrebbe così aspettato che le due andassero a dormire. Quando l'ex fidanzata si è addormentata, il 23enne è uscito dall'armadio ed è andato in cucina dove ha cambiato arma: "Aveva la punta spezzata, la lama seghettata, ho pensato che non era adatto". Torna poi in camera da letto e la uccide: le avrebbe dato almeno tre coltellate al collo.
"Sofia dormiva. Mi sono scagliato contro di lei: ho sferrato il primo colpo al collo, poi altre due volte. Quando ho preso coscienza di ciò che era successo, ero zuppo di sangue, fuori dalla stanza": dirà ancora agli inquirenti. Dopo averla uccisa, il 23enne si sarebbe cambiato i vestiti e sarebbe andato verso la stazione di polizia locale dove ha poi confessato l'omicidio.
Alle forze dell'ordine, ai magistrati e infine alla giudice per le indagini preliminari ha più volte ripetuto di non ricordare nulla dopo la prima coltellata. Avrebbe addirittura detto di essersi sentito "usato".
Per la giudice, che ha confermato la custodia cautelare in carcere e contestato l'aggravante della premeditazione, le ammissioni di Atqaoui sono "connotate da profili di illogicità e tese a limitare la gravità del comportamento tenuto".