Omicidio Sharon Verzeni, il compagno Sergio Ruocco: “Le ricerche del coltello? Sono iniziate troppo tardi”
"Mi sembra un po' tardi adesso per cercare il coltello. Andava fatto prima? Secondo me sì. Si vede che prima avevano cose più urgenti da controllare, non so. Ma non è il mio lavoro, non posso giudicare". Così Sergio Ruocco ha commentato lo stop alle ricerche dell'arma utilizzata per il delitto della compagna Sharon Verzeni, uccisa mentre camminava per le strade di Terno d'Isola (Bergamo) lo scorso 30 luglio: le indagini sul campo, effettuate ieri e oggi dalle forze dell'ordine e dagli specialisti, hanno portato a nulla di fatto.
"È passato un mese e la sto vivendo male. Come al solito, purtroppo. Ogni giorno andiamo in visita al cimitero, sicuramente torneremo anche domani", ha detto oggi pomeriggio Ruocco ai giornalisti presenti, mentre rincasava dal lavoro. L'idraulico, dopo l'omicidio, si è trasferito a casa dei Verzeni in attesa che la villetta di via Merelli venga prima o poi dissequestrata. "Tornare al lavoro in questa situazione non è il massimo. Per fortuna ho sentito ovviamente l'affetto dei colleghi che mi stanno vicino".
E proprio domani, venerdì 30 luglio, sarà una pesantissima ricorrenza. Quella che sancisce il trascorrere di un mese dall'omicidio della giovane barista, uccisa a coltellate da un assassino ancora senza identità. A trenta giorni dalla notte del 30 luglio, chi indaga ha in mano ben poco. Nessun indagato (a esclusione di due soggetti accusati di falsa testimonianza, tra cui il sosia bergamasco di Johnny Depp), nessuna pista concreta emersa tra le abitudini e le conoscenze di Sharon. Tutte le ipotesi, al momento, sono ancora aperte, dall'agguato mirato nei confronti della 33enne all'aggressione casuale da parte di uno squilibrato.