Omicidio Sharon Verzeni, il compagno: “Mi manca tutto di lei, vorrei non fosse uscita a quell’ora”
Sono ancora più le domande delle risposte sull’omicidio di Sharon Verzeni, la barista 33enne uccisa a coltellate nella notte tra il 29 e il 30 luglio a Terno d’Isola, nella Bergamasca. Quesiti a cui vorrebbero togliere il punto interrogativo innanzitutto i familiari della ragazza e il compagno con cui la giovane aveva condiviso gli ultimi 13 anni della sua vita.
“Mi manca non averla più vicina, mi manca tutto – dice Sergio Ruocco, fidanzato della vittima, mentre imbocca il violetto della casa dei Verzeni, a Bottanuco, insieme a Bruno, padre di Sharon. “Quella sera – continua l’uomo – ci siamo salutati prima che io andassi a letto, purtroppo non sapevo che sarebbe uscita a quell’ora, se fosse uscita prima magari sarebbe stato diverso, ci sarebbero state in giro più persone”. Al rimpianto e al dolore si affianca il desiderio di arrivare alla verità, anche a costo di un nuovo (sarebbe il terzo) interrogatorio. “Se i carabinieri mi chiamano di nuovo – conclude Ruocco – vado senza problemi, se può servire a qualcosa ci vado volentieri”.
Nel giardino della casa di Bottanuco s’intravede anche Cristopher, fratello minore di Sharon, che nelle sue brevi dichiarazioni conferma l’attaccamento della sua famiglia al compagno della sorella uccisa, rimasto a casa loro dopo il sequestro dell’appartamento in cui viveva insieme a Sharon. “Sergio si pente di non aver detto a mia sorella di rimanere in casa – dice Cristopher -. perché lui era già andato a dormire. Io mi fido di lui, mia sorella c’è stata insieme 13 anni”. I Verzeni sono chiusi nel loro dolore, senza pace: “Sto male, manca sempre una persona, mia sorella, e quella persona non tornerà. La mia unica speranza è di arrivare a sapere il perché, poi non mi interessa altro”.
Non trapelano invece dichiarazioni dal padre della vittima, Bruno Verzeni, che chiedendo privacy per la sua famiglia, spiega ai cronisti il suo silenzio: “Mi dispiace, seguiamo quello che ci dicono i nostri legali”.
Intanto Terno d’Isola aspetta e spera che i test del Dna, prelevati tra la popolazione e le persone vicine a Sharon, possano dare risposte al giallo che ha stravolto la loro cittadina: “Spero che lo o la trovino – si augura un residente della zona di via Castegnate, dove sarebbe avvenuto l’accoltellamento mortale -, le donne ora difficilmente escono da sole in queste strade”.
La paura rimbomba anche nelle parole di una commessa del forno a pochi metri da dove Sharon è stata soccorsa. “Quando i primi dipendenti sono arrivati, di mattina molto presto, la strada era piena di forze dell’ordine e ambulanze – racconta a Fanpage.it -, ma quando è avvenuta l’aggressione nemmeno chi fa il pane era già al lavoro. Vorremmo tutti avere risposte, questa situazione di incertezza genera in noi parecchia angoscia”.