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Omicidio Sharon Verzeni

Omicidio Sharon Verzeni, come è stato incastrato Moussa Sangare e cosa c’è nella sua confessione

Ha confessato Moussa Sangare, 30 anni, che la notte del 30 luglio scorso ha ucciso Sharon Verzeni mentre passeggiava da sola per Terno d’isola. Incastrato dalle telecamere e due testimoni, era uscito di casa con tre coltelli: “Volevo eliminare qualcuno”.
A cura di Francesca Del Boca
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Ha confessato l'assassino di Sharon Verzeni, riuscito a rimanere ignoto per un mese esatto dall'omicidio e crollato solo dopo l'arresto da parte dei carabinieri. Davanti a loro il 3oenne Moussa Sangare ha ammesso di aver accoltellato a morte la giovane barista, sorprendendola alle spalle mentre passeggiava nei dintorni della sua abitazione a Terno d'Isola (Bergamo).

Quella notte Sangare viene ripreso dalle telecamere della zona mentre si allontana velocemente dalla scena del crimine su una bici, e successivamente incastrato da due testimoni che lo collocano nei dintorni della scena del crimine.

L’uomo, nato in Italia da una famiglia originaria del Mali, non conosceva la vittima. "L'ho uccisa senza un reale motivo", ha spiegato agli inquirenti. "Quella volta sono uscito di casa con l'intento di eliminare qualcuno. Ho scelto a caso Sharon".

L'aggressione mortale in via Castegnate

La scena del crimine in via Castegnate a Terno d'Isola (Bergamo)
La scena del crimine in via Castegnate a Terno d'Isola (Bergamo)

Sharon Verzeni ha 33 anni, fa la barista nella vicina Brembate ed è prossima al matrimonio con il compagno storico Sergio Ruocco, con cui da un paio d'anni condivide una villetta in paese. Nella notte tra il 29 e il 30 luglio esce di casa per camminare, come suggeritole dalla dietologa: sono le 00.50 quando viene improvvisamente aggredita con quattro coltellate. Morirà nel giro di pochi minuti, dopo aver chiamato il 112 per chiedere aiuto.

Le indagini sull'omicidio di Sharon Verzeni

Sharon Verzeni
Sharon Verzeni

Gli inquirenti si mettono immediatamente sulle tracce dell'assassino senza nome, ma il percorso si rivela ben presto pieno di difficoltà. A quell'ora, nel paesino della bergamasca, non ci sono passanti né testimoni tra i residenti. Dalle analisi dei dispositivi di Sharon e dalle testimonianze del compagno e dei parenti, inoltre, non emerge nessun elemento rilevante: la giovane donna conduceva un'esistenza regolare, con pochissime frequentazioni al di fuori della cerchia familiare.

La chiave di volta arriva dalle telecamere sparse per Terno d'Isola. Dei circa 60 dispositivi presenti in paese, solo uno ha ripreso di striscio una figura sospetta: un uomo in sella a una bicicletta che, negli istanti successivi all'aggressione, percorre a gran velocità via Castegnate.

La confessione di Moussa Sangare

L'uomo in bicicletta ripreso dalle telecamere in via Castegnate
L'uomo in bicicletta ripreso dalle telecamere in via Castegnate

L'uomo in bicicletta viene identificato da quei pochi fotogrammi, e viene fermato lo scorso 29 agosto con l'accusa di omicidio: fondamentali per incastrarlo le indicazioni di due testimoni chiave, che raccontano di aver visto una persona sospetta allontanarsi pedalando spedita proprio la notte dell'omicidio.

Il sospettato si chiama Moussa Sangare e abita a Suisio, cinque chilometri da Terno d'Isola. Braccato dai carabinieri, nel giro di poco tempo confessa: "Sono stato io a uccidere Sharon". Spiega di aver incrociato la 33enne mentre girava in bicicletta, e di essersi rigirato poi con il preciso intento di colpirla al morte. La ragazza, con le cuffiette alle orecchie, non si accorge di essere seguita e viene sorpresa dalle coltellate: prima viene afferrata con forza per un braccio e poi colpita. Un primo fendente viene sferrato al torace, gli ultimi tre alla schiena.

Gli inquirenti, dopo la confessione, ritrovano così l'arma del delitto, seppellita nel terreno vicino all'argine del fiume Adda nella zona di Medolago. Mentre le scarpe e gli abiti che Sangare indossava sono stati ritrovati dai sommozzatori dentro a un sacchetto lanciato nel fiume, insieme agli altri tre coltelli.

Chi è Moussa Sangare, accusato di omicidio premeditato

Moussa Sangare
Moussa Sangare

Nato in provincia di Milano da genitori originari del Mali, Moussa Sangare sognava di diventare rapper: aveva cantato con i rapper Izi ed Ernia, e partecipato al talent XFactor mentre si manteneva lavorando come lavapiatti tra Italia e Inghilterra. Negli ultimi tempi però, a detta di chi lo conosceva, il giovane di belle speranze era profondamente cambiato. Una denuncia per maltrattamenti nei confronti della madre e della sorella, le droghe, la violenza. 

Nella sua cameretta gli inquirenti ritroveranno una sagoma di cartone con sembianze umane, appesa al muro per esercitarsi nel lancio di coltelli. La sera dell'omicidio di Sharon il 31enne esce di casa con ben tre coltelli addosso. Prima di incontrare la sua vittima sacrificale, minaccia due ragazzini di 16 anni. Cerca l'obiettivo perfetto, qualcuno da "eliminare" facilmente, e lo trova in Sharon Verzeni. Una morte assurda, senza senso.

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