Caso Sabrina Beccalli, la sorella: “Non mi interessa la giustizia divina, Pasini deve pagare”
"Ho diritto di avere giustizia, ma soprattutto Sabrina ha diritto di riposare in pace": a dirlo ai microfoni di Fanpage.it, sono Simona e Teresa, sorelle di Sabrina Beccalli, la donna di 39 anni morta nella notte tra il 14 e il 15 agosto 2020 in un appartamento in via Porto Franco, a Crema. Alcuni giorni dopo la sua scomparsa, gli inquirenti hanno arrestato Alessandro Pasini con l'accusa di averla uccisa. Accusa che è poi caduta. A ottobre 2021 infatti la giudice dell'udienza preliminare, Elisa Mombelli, lo ha assolto e condannato a sei anni solo per distruzione di cadavere e per aver incendiato l'auto di Sabrina.
Il giorno della scomparsa
Facciamo un passo indietro. Sabrina scompare nella notte di Ferragosto 2020. Quella notte sarebbe stata in casa con Alessandro Pasini. Secondo quanto sostenuto da quest'ultimo, i due avrebbero consumato della droga. Non è chiaro cosa sia successo dopo: l'uomo ha sempre affermato che Sabrina sia morta per un'overdose. Ha infatti sostenuto che la donna, dopo aver consumato droga, avrebbe perso del sangue dal naso. Si sarebbe alzata dal letto, lasciando tracce ematiche in casa, per poi arrivare in bagno: qui avrebbe avuto il malore e sarebbe caduta sbattendo la testa.
I resti scambiati per quelli di un cane
La versione fornita da Pasini è una versione a cui né la famiglia di Sabrina né la Procura ha mai creduto: "Pasini ha detto che l'ha trovata per terra – racconta Simona -. Riversa col viso in su e che usciva sangue. Non è normale che mia sorella muoia di overdose. Un grammo di cocaina in due non fa morire una persona di overdose". Pasini si è poi liberato del corpo, bruciandolo. Quei resti sono stati trovati poi dagli investigatori. Resti che inizialmente sono stati scambiati per quelli di un cane e, per questo motivo, sono stati smaltiti: "Mi devono spiegare – dice Simona a Fanpage.it – perché hanno visto un cane e non un essere umano. È morta barbaricamente, è stata uccisa barbaricamente e in più poverina è stata anche smaltita". Solo grazie all'intervento di alcuni periti, incaricati dalla Procura, è stato possibile recuperare dalla macchina altri resti del corpo di Sabrina: "Il cranio di Sabrina, tutto repertato e studiato come un puzzle. Femore, scatolina di denti, mandibola: questo è quello che è rimasto di Sabrina. Toccai il cranio, lo baciai e le ho promesso di darle giustizia e gliela darò", racconta a Fanpage.it, Simona.
Il sangue trovato in casa
Durante le ricerche di Sabrina, gli investigatori hanno svolto delle perizie nell'appartamento dal quale era scomparsa. Lì sono state trovate grandi tracce ematiche. Per la difesa di Pasini si trattava di sangue che Sabrina avrebbe sparso a causa dell'epistassi, ma per la famiglia della 39enne non è così: "Schizzi di sangue che più o meno arrivano a un metro e settanta", racconta ancora Simona. Tracce di sangue che, come spiegato a Fanpage.it dal legale della famiglia Beccalli, Antonino Andronico, non sembravano essere compatibili con un malore: "Sono copiose. Sul muro laterale destro del corridoio, uscendo verso l'ingresso. E poi davanti alla porta di ingresso addirittura con delle impronte digitali. Lascia immaginare che non si tratti di epistassi".
La testimonianza della vicina di casa
Ad alimentare i dubbi su quanto è realmente accaduto, è poi la testimonianza di una donna, una vicina di casa che quella notte avrebbe sentito delle urla. Urla che dicevano "no, no. Ti prego. Basta". Quella donna telefonò immediatamente ai carabinieri che, una volta arrivati, videro che c'era un silenzio totale e se ne andarono: "La sua testimonianza è stata inserita. Avevamo anche la registrazione audio della chiamata al 118, in cui la donna dice che ha sentito quest’urlo e poi immediatamente dopo sbattere come una porta", spiega ancora l'avvocato Andronico. Per il giudice, così come scritto nella sentenza, quell'urlo invece arriverebbe da una persona che ha avuto un malore.
L'assoluzione
Durante il processo è stata richiesta per Pasini una condanna a 42 anni che, considerato il rito abbreviato, è stata poi ridotta a 28. Il 29 ottobre 2021 invece l'uomo è stato assolto dall'accusa di omicidio perché "il fatto non sussiste". Secondo la giudice, l'indagine è stata viziata da un clamoroso errore (l'aver smaltito i resti di Sabrina scambiati per la carcassa di un cane) che quindi ha impedito di "accertare il meccanismo del decesso". "Eravamo andati in tribunale contenti – afferma l'altra sorella di Sabrina, Teresa, a Fanpage.it – Abbiamo detto: Almeno 15 anni se li fa. Il pomeriggio lui era in giro per Crema, tranquillamente, c'è caduto il mondo".
La promessa di Simona
Pasini quindi è stato condannato solo per averne distrutto il corpo: "Io non ho finito. Io ho detto a Sabrina che le darò giustizia, ma io non ho finito eh. A me dicono ci sarà la giustizia divina che lo sistema, ma a me non me ne frega niente della giustizia divina, lui deve pagare per quello che ha fatto e ci troveremo in corte d’assise d’appello a Brescia quest’estate perché vuol dire che qualcuno ci crede ancora", conclude poi Simona.