Omicidio Romina Vento, dal litigio fino all’auto lanciata nel fiume: la confessione del compagno
Romina Vento voleva lasciare il suo compagno, ma è stata privata della libertà di poterlo fare. È morta poco prima che potesse prendere qualsiasi decisione: la donna è infatti un'altra vittima di femminicidio. L'ennesima. Il suo compagno Carlo Fumagalli, una volta compreso quanto la donna volesse fare, ha deciso di lanciarsi a tutta velocità nel fiume Adda. Lui è riuscito a salvarsi mentre Romina è morta annegata.
L'uomo ha tentato il suicidio
L'uomo è stato poi fermato qualche ora più tardi. È stato trovato con i vestiti ancora bagnati e portato in caserma. Lì è stato poi arrestato con l'accusa di omicidio volontario. Nella notte ha poi tentato il suicidio ed è stato quindi portato all'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo dove è ancora piantonato. Stando a quanto appreso da Fanpage.it, durante l'interrogatorio che si è svolto oggi, è emerso un disagio psichico pervasivo che è persistente da diversi mesi: "Lo psichiatra di riferimento che lo aveva in cura – spiega l'avvocato dell'uomo, Fabrizio Manzani – non lo vede da metà febbraio e lui ha smesso di assumere i farmaci a metà marzo. Cinque settimane prima del fatto".
La confessione davanti al giudice
Durante il suo interrogatorio, Fumagalli ha confermato la dinamica che i carabinieri avevano ricostruito tramite i rilievi e i racconti dei testimoni. A loro ha raccontato che quella sera era andato a prenderla a lavoro. Dopo che avevano lasciato un collega a casa, i due hanno iniziato a parlare della loro relazione. Romina ha detto di essere intenzionato a lasciarlo e, quando è apparsa irremovibile sul punto, Fumagalli ha cambiato strada e si è diretto verso il fiume: "Mi è andato il sangue alla testa", ha poi detto al giudice durante l'interrogatorio. I due hanno una figlia di 15 anni e un figlio di dieci anni: entrambi adesso si trovano con la nonna materna.