Omicidio Roberto Bolzoni, i due fermati frequentavano lo stesso centro scommesse del 60enne
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Dalla mattinata di oggi, domenica 23 febbraio, Roberto Zuccotti e suo nipote e convivente Andrea Gianì sono in carcere con l'accusa di omicidio e rapina. Secondo gli investigatori, sarebbero stati loro nel tardo pomeriggio di domenica 16 febbraio a uccidere Roberto Bolzoni, il 60enne che è stato ritrovato due giorni dopo senza vita nella sua auto parcheggiata in piazza Omegna a Lodi e con il quale erano soliti frequentare il centro scommesse di via Vignati. A incastrarli sarebbero alcune immagini delle telecamere di sorveglianza, le impronte digitali trovate nella scena del crimine e le tracce di sangue umano trovate sulle loro scarpe nonostante i tentativi di ripulirle.
Le immagini registrate dalle telecamere
Come riportato dal Corriere della Sera, l'impianto di videosorveglianza del centro Snai di via Vignati a Lodi avrebbe ripreso Bolzoni, il 48enne Zuccotti e il 29enne Gianì salire a bordo della Volkswagen Golf del 60enne poco dopo le 18 del 16 febbraio. I tre, infatti, si conoscevano bene: frequentavano lo stesso punto scommesse e a da qualche tempo Bolzoni li andava anche a prendere con la sua auto, dato che abitavano nello stesso quartiere, a San Fereolo.
Per il momento, pare che dietro l'aggressione non ci siano moventi diversi dalla rapina. Uno avrebbe tenuto fermo Bolzoni, mentre l'altro con un coltello lo colpiva 35 volte uccidendolo. Prima di fuggire, i due gli avrebbero sottratto la catenina d'oro, la fede, il cellulare, il portafoglio e la chiave dell'auto. L'arma del delitto non è stata ancora trovata.
Le tracce di sangue sull'auto e sulle scarpe
Le indagini hanno portato all'identificazione di Zuccotti, che ha precedenti per spaccio e reati contro il patrimonio, e suo nipote Gianì in seguito alle analisi sulle tracce di sangue trovate all'interno dell'auto di Bolzoni. Tra queste, infatti, sarebbe emersa l'impronta digitale di uno dei due. Nella serata del 22 febbraio i carabinieri si sono presentati nell'abitazione che zio e nipote condividono da qualche tempo. Un primo esame effettuato sulle loro scarpe avrebbero fatto emergere altre tracce di sangue umano che, presto, saranno analizzate dal Ris. Pare che i due abbiano tentato di ripulirle, senza successo.
Zuccotti e Gianì si trovano ora in carcere, con la richiesta del fermo firmata dalla pm Martina Parisi. A un primo interrogatorio, il 48enne si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere mentre il 29enne, contrariamente a quanto trapelato nelle prime ore, non ha fatto alcuna ammissione ma ha provato a giustificare alcuni comportamenti che gli vengono contestati.