Omicidio a Mesenzana, amici e parenti: “L’unica certezza è che Giada e Alessio non ci sono più”
Doveva essere una mattina normale. Di una normalità diversa, almeno nelle ultime due settimane, ma secondo la routine che si stava piano piano ricostruendo. Luana, 35 anni, da circa quindici giorni era tornata a casa della madre, mentre il suo ex compagno, Andrea Rossin, 44 anni, era rimasto nella casa coniugale di Mesenzana, in provincia di Varese, dove quella sera avevano dormito anche i figli dei due, Giada (13 anni) e Alessio (7 anni).
Ma nel varcare la soglia della villetta dove aveva vissuto dal 2011 all’inizio di marzo, pronta a portare i figli a scuola, Luana si è trovata di fronte a una tragedia inimmaginabile. La ragazza e il bambino, accoltellati al cuore nel sonno. L’ex compagno riverso, suicida, dopo essersi tolto la vita con lo stesso coltello da cucina con cui aveva finito i figli.
L’allarme e il malore
"Ha dato l’allarme verso le 8, sono stati i vicini a chiamarci – racconta il comandante provinciale dei carabinieri di Varese, Gianluca Piasentin". Subito dopo, Luana ha avuto un malore ed è stata portata all’ospedale di Cittiglio, dove è rimasta sotto sedazione. "Non c’erano precedenti, la famiglia non era stata segnalata ai servizi sociali – dice il sindaco di Mesenzana, Alberto Rossi -. Li conoscevamo poco, perché, pur abitando qui da diversi anni, non facevano vita di paese. Solo i ragazzi frequentavano la scuola e l’oratorio. Giada faceva l’animatrice in parrocchia e Alessio il chierichetto: erano una famiglia normale, anche se i genitori apparivano schivi e non parlavano molto".
Una normalità violata
Invece, in qualche decina di minuti, lo spiazzo antistante la villetta a schiera di via Pezza perde tutto ciò che di normale aveva avuto finora. Gli uomini in divisa e quelli bardati di bianco, della medicina legale, schivano le aiuole e percorrono i viottoli che tante volte Giada e Alessio devono aver fatto in bicicletta o con gli zaini in spalla. A mezzogiorno inoltrato, dalle finestre delle case vicine, si sentono i primi profumi del pranzo, risacca di una normalità che per la famiglia Rossin è violata per sempre.
Gli amici e i parenti
"Abbiamo interrotto il turno e siamo venuti subito qui, hanno dovuto accompagnarci in macchina i colleghi, perché non eravamo in grado di guidare", dicono alcuni parenti delle vittime, ancora vestiti da lavoro. "Sapevamo che c’erano dei problemi e si stavano separando, ma non avremmo mai immaginato nulla del genere".
"L’unica verità – dice una giovane cugina di Luana, che aspetta insieme allo zio fuori dall’ospedale di Cittiglio – è che ora Giada e Alessio non ci sono più. Questa è la sola certezza, noi non possiamo dire nient’altro". Anche se, aggiunge il padre della ragazza: "Luana è stata sfortunata, forse anche perché non è riuscita a seguire i consigli di chi le voleva bene".
Frasi variamente interpretabili, che, trovano qualche ipotesi di spiegazione nel racconto di Carmelo Ursida, proprietario di un bar poco distante dalla casa della mamma di Luana: "Conoscevo bene la famiglia, almeno fino a qualche anno fa – racconta -. Sono tutte brave persone, Luana una grande lavoratrice. Veniva da me già quando era incinta della prima figlia, poi a prendere le sigarette e il gelato per i bambini. A volte c’era anche Andrea: era un tipo agitato, strano… secondo me non era un bravo ragazzo, diverse volte mi ha dato problemi. Non cose grosse, i soliti episodi che avvengono quando si beve troppo, era ossessionato dal fatto che la gente parlasse male di lui".
Chi era Andrea Rossin?
Poco si sa, per ora, di Andrea Rossin. Operaio, con impieghi saltuari tra l’Italia e la Svizzera, nato a Mesenzana ma emigrato presto e poi tornato da adulto. Orfano di madre e di padre. A qualche ora dalla tragedia, la Procura di Varese comunica, attraverso una nota scritta, che l’uomo aveva problemi psichici e tormentava Luana perché incapace di accettare la separazione. Eppure, fuori dal villino di via Pezza, amici del 44enne lo ricordano come un uomo buono, “che viveva per i figli”.
Sul reale movente dell’omicidio-suicidio non ci sono certezze, per ora. Sicuri sono invece la perdita incolmabile di Luana e lo sgomento di un paese fatto di case con mattoni a vista.