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Omicidio Laura Ziliani, sette mesi dalla scomparsa dell’ex vigilessa: tutte le tappe del giallo di Temù

Sul caso della morta di Laura Ziliani si attende ancora la chiusura delle indagini da parte degli inquirenti che in tutti questi mesi stanno cercando di ricostruire quanto accaduto dalla sera dello scorso 7 maggio.
A cura di Giorgia Venturini
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Sono passati poco più di sette mesi dalla scomparsa di Laura Ziliani, l'ex vigilessa di Temù vista viva l'ultima volta il 7 maggio e poi ritrovata cadavere tre mesi dopo. Per settimane e settimane notte e giorno inquirenti e carabinieri di Brescia indagano per cercare di trovare le risposte alle domande ancora in sospeso. Come: quando e dove è stata uccisa Laura? E dove è stato nascosto il corpo prima che venisse ritrovato nel fiume Oglio? Ma soprattutto chi ha commesso l'omicidio? In carcere dallo scorso settembre ci sono le sue due figlie Paola e Silvia Zani e con loro anche il fidanzato della maggiore, ma amante anche dell'altra, Mirto Milani: tutti e tre sono accusati di omicidio e di occultamento di cadavere. Secondo gli inquirenti per tre mesi hanno cercato di depistare le indagini mandando anche finti appelli in tv per ritrovare la madre che però era già morta. Motivo per cui per loro è scattata la misura cautelare in carcere.

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Tutti i passaggi delle indagini

Il mistero sul giallo di Temù inizia la mattina dell'8 maggio quando le due figlie dell'ex vigilesssa chiamano le forze dell'ordine per denunciare la scomparsa della madre, uscita per fare una passeggiata tra le sue montagne e mai tornata. O almeno così hanno raccontato le due ragazze. Laura Ziliani aveva raggiunto Temù la sera prima: ad attenderla in casa c'era Paola, Silvia e Mirto. Quella sera manda l'ultimo messaggio al compagno (il marito era morto in un incidente in montagna nel 2012) con la foto della torta comprata dalle figlie in occasione della festa della mamma. Cosa accade quella notte non è ancora chiaro, ma di sicuro da quella casa Laura non è più uscita viva. All'indomani la versione raccontata dai tre agli investigatori è stata presto smentita dai dati registrati dal cellulare della vittima, i cui ultimi accessi restano fermi alla sera del 7 maggio.

È il 16 maggio quando all'indirizzo della posta elettronica della polizia locale della Valle Camonica arriva un messaggio firmato da un anonimo in cui segnalava di aver visto la mattina dell'8 maggio il vicino di casa prendere dalla macchina sulle spalle una signora priva di sensi. I carabinieri non riescono a risalire al mandante dell'email ma ormai i tre indagati sono sotto intercettazione telefonica. Una prima svolta arriva il 23 maggio quando viene ritrovata una scarpa dell'ex vigilessa nel letto del torrente Fiumeclo sempre Temù: s riconoscere la scarpa della madre è Silvia Zani precisando di non sapere dove si trovasse l'altra. Eppure due giorni dopo, il 25 maggio, arriva un'altra segnalazione: questa volta è un altro residente di Temù che nota una coppia, poi riconosciuta come una delle sorelle e Mirto, nascondere qualcosa in un'area boschiva. Proprio qui i carabinieri trovano l'altra scarpa.

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L'ennesimo effetto personale di Laura, un paio di jeans, "compare" nel letto del torrente Fiumeclo il 10 giugno. Poi il silenzio. Fino a quando domenica 8 agosto padre e figlio non ritrovano il corpo della Ziliani in un torrente a pochi passi dal paese. Neanche 10 giorni dopo arriva la conferma del Dna. Il 24 settembre gli inquirenti e i carabinieri fanno scattare l'arresto di Silvia e Paola Zani, e del fidanzato della maggiore Mirto Milani, con l'accusa di omicidio e di occultamento di cadavere. Poi di nuovo il silenzio. Si attende ora la chiusura delle indagini.

Le ultime risposte forse nel documenti delle analisi tossicologiche

Serve ancora altro tempo, ma soprattutto servono ancora le ultime risposte prima che il pubblico ministero possa chiudere le indagini e chiedere un possibile rinvio a giudizio. Intanto altro tempo lo hanno chiesto anche gli esperti incaricati di scrivere la relazione sugli esiti ottenuti dagli esami tossicologici e dall'autopsia. E proprio da questo documento del team del professore Andrea Verzelletti potrebbero arrivare tutte le riposte ancora mancanti. Certo è che i tre arrestati dal carcere non hanno nessuna intenzione al momento di collaborare con la giustizia. Altra cosa certa è che le indagini – come si legge dalla carte della Procura – si stanno concentrando sulla pista economica: il movente non è da ricondurre al triangolo amoroso, di cui la Ziliani comunque era a conoscenza, quanto piuttosto al patrimonio economico della vittime a cui aspiravano secondo l'accusa i tre indagati.

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