Omicidio Giovanna Chinnici, il figlio dell’uomo fermato: “Liti per interessi sia economici che di proprietà”
Si chiama Giuseppe Caputo – il 62enne fermato perché accusato di aver ucciso a coltellate la cognata, Giovanna Chinnici, a Nova Milanese, in provincia di Monza e Brianza: "La motivazione del gesto che ha compiuto mio padre non è assolutamente legata alla questione del parcheggio ma ci sono anche interessi economici e di proprietà più profondi", sono queste le parole rilasciate a Fanpage.it dal figlio del 62enne.
Le dichiarazioni del figlio di Giuseppe Caputo
La tensione tra le famiglie – che abitano nello stesso edificio – sarebbe durata già da diversi anni, al culmine dei quali ci sarebbero state anche delle denunce. "Continuavano con dei condizionatori a buttarci del freddo in casa. Una persona trattata in questa maniera poi reagisce, anche se ha reagito nel modo sbagliato", ha detto il ragazzo.
"So che hanno litigato. Io non c'ero stavo lavorando", ha proseguito. "Ha litigato mio padre con i miei parenti, i miei zii", ha precisato. "Continuavano con i condizionatori a buttarci il freddo in casa. Noi soffrivamo, mio padre non ci voleva vedere soffrire. Ha fatto una cosa sbagliata".
E ancora: "Non mi raccontava niente. Noi tutti vivevamo questa brutta situazione. Noi dovevamo, anche adesso, coprirci veramente tanto perché tutti gli altri sia da sopra che da sotto, ci fanno congelare".
Il giovane ha poi raccontato: "Il parcheggio non c'entra niente. Tutto questo litigio è nato perché i miei zii ci fanno del male". Ha poi aggiunto: "Sono persone molto possessive. Questa è la mia versione".
"C'erano già delle denunce di mezzo in merito a queste motivazioni che ho detto. C'erano denunce sia da parte nostra, che da parte loro. Loro avevano sempre denunciato per queste motivazioni qua perché si litigava sempre. Andavano avanti da circa 5-6 anni". Ai giornalisti che hanno chiesto se avessero pensato di cambiare casa, il ragazzo ha risposto: "Sì, ma non abbiamo fatto in tempo".
"Mia madre mi ha detto che si sono incontrati nelle scale né mia madre né i carabinieri sanno dove sia spuntato questo coltello. Ci saranno le indagini, lo diranno le indagini", ha detto relativamente all'arma del delitto.
Sui litigi, ha poi spiegato: "Ci sono varie motivazioni. Interessi vari sia a livello economico che di proprietà". Ha poi precisato: "In casa si vive un'atmosfera bruttissima perché veramente ci buttano questo freddo qua. Pensiamo di trasferirci. Ormai il danno è successo", ha poi aggiunto facendo ancora riferimento alla questione condizionatori.
La sorella della vittima: "Tutto falso"
"Tutto falso quello che è stato detto", ha detto la sorella della vittima. "Come fate a pensare una cosa del genere? Lei a casa sua accende l'aria condizionata e si raffredda la casa del vicino?", ha affermato rispondendo alla domanda di un giornalista.
"Lavorava con i bambini, era una bellissima persona", ha detto un vicino. "Spesso sentivo rumori, di vociare alto, di litigi. Non si era mai arrivati a situazioni simili"; ha poi affermato. "L'ultima volta che ho visto i carabinieri è stato quest'estate". "L'ultima volta che l'ho vista mi ha chiesto come stesse andando l'inserimento di mio nipote all'asilo. Gli ho detto che stava andando bene e mi ha detto che non aveva dubbi".
L'avvocato della famiglia Chinnici: "Rispetto per la memoria di Giovanna"
"I familiari di Giovanna Chinnici, barbaramente uccisa lo scorso 23 ottobre, ancora sconvolti ricordano la figura di Giovanna, persona mite, amabile e dolcissima come oggi la definiscono tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerla", scrive l'avvocato della famiglia Chinnici: "Allo stesso tempo, assistono sgomenti alle deliranti dichiarazioni rese alla stampa da chi, parente dell’assassino, non ha saputo risparmiare neppure in questo momento parole di odio e di disprezzo, arrecando ulteriore sofferenza a chi è già terribilmente e irrimediabilmente provato da questa tragica vicenda".
La nota dei legali si conclude con un'invocazione da parte dei familiari di "rispetto per la memoria di Giovanna e per il proprio dolore, chiudendosi da ora nel silenzio e guardando con fiducia all’operato della Magistratura, con l’auspicio di un celere accertamento delle responsabilità di questo atroce delitto".
(Hanno collaborato Simone Giancristofaro e Beatrice Barra)