In queste ore sono in corso presso la Questura di Milano nuove analisi, disposte dalla Procura di Pavia ed eseguite dalla polizia scientifica, per risolvere l’intricato giallo della morte di Luigi Criscuolo, conosciuto da tutti come Gigi Bici. Difatti, nella tenuta di Calignano di proprietà di Barbara Pasetti, finora unica indagata per la vicenda, sarebbero state repertate impronte digitali ed il Dna di tre persone diverse da Barbara. Persone che, al momento, sono ignote. Non è infatti possibile escludere che si tratti di impronte e profili genetici riconducibili ai familiari della donna. Tali accertamenti, di matrice irripetibile, sono svolti alla presenza dei legali di tutti i soggetti coinvolti al fine di garantire il contraddittorio delle parti.
L’analisi riguarda anche le tracce rinvenute nell’auto di Criscuolo, la Polo bianca ritrovata in un boschetto vicino alla tenuta della Pasetti. Chi ha guidato l’auto di Gigi Bici prima di abbandonarla? Una telecamera all’uscita del paese avrebbe filmato alle 10.44 dell’8 novembre, giorno della scomparsa di Criscuolo, una persona alla guida: non Luigi, ma una donna con un maglione rosso e un paio di guanti bianchi. È verosimile che quella donna fosse proprio Barbara, ma solo gli accertamenti nell’abitacolo in corso potranno confermarlo.
Le analisi in corso sulle tracce repertate
L’esame delle tracce anzidette ed il confronto tra i nuovi campioni è stato disposto dalla Procura di Pavia per acquisire certezze in ordine alle responsabilità della Pasetti nell'omicidio e nell’occultamento di occultamento di cadavere di Gigi Bici. Ma anche per riscontrare l’eventuale coinvolgimento di soggetti terzi che potrebbero averla coadiuvata nell’esecuzione del delitto o nella fase immediatamente successiva dell’occultamento del cadavere. Il corpo di Gigi, verosimilmente ucciso il giorno della scomparsa, è stato nascosto per oltre un mese.
L’importanza delle impronte digitali
Perché le impronte digitali rinvenute nella villa di proprietà di Barbara potranno rivelarsi decisive? La risposta è piuttosto agevole. Esse sono anzitutto uniche: non esistono due soggetti con le stesse impronte digitali. In aggiunta, non sono trasferibili. Dunque, se c’è un’impronta su di un oggetto è perché quell’oggetto è stato toccato. Esse sono poi immutabili nel corso della vita di un soggetto. C’è però un limite insuperabile nel loro impiego investigativo. Anche le impronte, come il Dna, non sono databili. In altri termini, non è possibile sapere quando sono state lasciate e quindi quando un dato oggetto è stato toccato. Sicuramente, però, ove venissero riscontrate tracce di soggetti estranei alla famiglia di Barbara, queste potrebbero far sorgere dubbi sul coinvolgimento di altre persone nel delitto.
Il movente
Il 4 dicembre 2020 il signor Gian Andrea Toffano, ex marito di Barbara Pasetti, ha ereditato, come conseguenza della morte della madre, un cospicuo patrimonio immobiliare. Nello specifico un appartamento e un garage a Milano, un appartamento e un garage in provincia di Brescia, un appartamento e un garage in provincia di Lecco e infine un appartamento e un garage a Finale Ligure. E proprio a Finale Ligure, in provincia di Savona, Barbara e Andrea si erano conosciuti e innamorati nell'estate del 2003, per poi sposarsi nel giugno del 2006.
Un dato investigativo non di poco conto quello dell’eredità. Chiarisco subito il perché. La Pasetti ed il Toffano non erano ancora legalmente separati. Dunque, – essendo l’uomo accompagnatosi nuovamente in tempi recenti –, se i due coniugi avessero ufficializzato nelle sedi competenti la fine del loro matrimonio, Barbara avrebbe perso ogni diritto sui suoi beni immobiliari. Beni che un giorno sarebbero andati ad implementare il patrimonio ereditario del figlio, ma non il suo.
C’è un ulteriore elemento che avvalorerebbe una simile ipotesi investigativa: la collocazione temporale. Prestiamo dunque attenzione alle date. Più nel dettaglio, Andrea Toffano ha ereditato il patrimonio della madre il 4 dicembre 2020. Proprio nello stesso periodo nel quale Barbara si è rivolta al carrozziere di famiglia affinché potesse trovare qualcuno che l’aiutasse a "sistemare il marito". Questo tipo di scenario, quindi, avvalora sicuramente l’ipotesi di un movente di natura prettamente economica: Barbara, dopo i tentativi di avvelenamento falliti, voleva la morte di Gian Andrea. E proprio per questo motivo aveva cercato Gigi. Ma qualcosa è andato storto e a pagarne le conseguenze è stato purtroppo proprio quest’ultimo.
La Polo di Gigi Bici
Da settimane anche l’auto di Gigi Bici è sotto la lente di ingrandimento degli investigatori. Investigatori che sono alla ricerca di tracce biologiche, ma non soltanto di quelle. Difatti, il finestrino anteriore, quello lato passeggero, era in mille pezzi. Che cosa lo ha distrutto? Gli inquirenti presumono che la frantumazione sia stata diretta conseguenza di un colpo di pistola. Per questo motivo stanno analizzando anche il proiettile per verificare l’eventuale presenza di frammenti di pasta vetrosa. Nello specifico, si cerca di capire se quella frammentazione del vetro sia stata conseguenziale ad un colpo sparato dall’interno o dall’esterno dell’auto. Allo stesso modo, l’esame condotto sul proiettile attraverso il microscopio elettronico sarà strumentale per comprendere la correlazione tra lo stesso e i frammenti del vetro dell’automobile. Lo scopo è infatti quello di fugare ogni dubbio circa la presenza di Barbara Pasetti nell’auto di Gigi Bici e l’eventuale riscontro di profili di Dna terzi rispetto a quelli dei componenti della famiglia di quest’ultimo.