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Omicidio Gigi Bici: c’era una donna al volante dell’auto della vittima dopo il delitto

C’era una donna al volante dell’auto di Luigi Criscuolo, conosciuto da tutti come Gigi Bici. Lo scorso 8 novembre, quando il commerciante pavese secondo gli inquirenti era già stato ucciso, al volante della sua vettura c’era una donna: si indaga per capire se si tratti di Barbara Pasetti, unica indagata.
A cura di Francesco Loiacono
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Luigi Criscuolo e Barbara Pasetti
Luigi Criscuolo e Barbara Pasetti
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Non un uomo, ma una donna. È una figura femminile che lo scorso 8 novembre era al volante dell'auto di Luigi Criscuolo, conosciuto da tutti come Gigi Bici e che in quel momento probabilmente era già stato ucciso. Quando le telecamere di Calignano, nel Pavese, hanno immortalato l'auto del commerciante pavese, al volante non c'era un uomo come sembrava in un primo momento, ma una donna. A riportare questo dettaglio, che potrebbe essere molto importante per risolvere il giallo legato alla morte di Gigi Bici, è stato il quotidiano locale "La Provincia pavese". Adesso naturalmente si cercherà di dare un nome a questa figura femminile e soprattutto di capire se possa trattarsi di Barbara Pasetti, la fisioterapista di 40 anni che al momento è l'unica indagata per la vicenda.

Un mistero ancora difficile da risolvere

Pasetti è attualmente reclusa nel carcere di Vigevano. È accusata anche di omicidio e occultamento di cadavere, ma è in carcere nello specifico per una tentata estorsione nei confronti dei famigliari di Gigi Bici. È davanti alla villa della donna, un ex convento di Calignano (frazione di Cura Carpignano), che lo scorso 20 dicembre era stato ritrovato il cadavere di Criscuolo, scomparso l'8 novembre. La donna aveva inizialmente negato di conoscere il commerciante, ma invece lo avrebbe contattato per "sistemare" l'ex marito, Gian Andrea Toffano, che solo dopo l'arresto dell'ex moglie ha scoperto che la donna avrebbe avuto l'intenzione di ucciderlo. A questo proposito, gli inquirenti starebbero valutando anche l'ipotesi di due possibili tentativi di avvelenamento ai danni dell'uomo, alla quale Barbara Pasetti, in una telefonata intercettata, aveva detto: "So di dovere andare all'inferno perché ho fatto uccidere un uomo".

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