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La mantide di Parabiago

Omicidio Fabio Ravasio, la mantide di Parabiago all’amante: “Se parli perdo i soldi e le case”

Adilma Pereira Carneiro ha coinvolto nel piano criminale per uccidere il compagno anche l’ex marito e il figlio 25enne, a bordo della macchina che ha investito Fabio Ravasio: “Non posso dire che sono stata io, altrimenti non esco più”
A cura di Francesca Del Boca
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Un sodalizio criminale. È quello che emerge dalle indagini condotte dalla Procura di Busto Arsizio (Varese) sul caso di Adilma Carneiro Pereira, 49 anni, accusata di aver architettato l'omicidio del proprio compagno Fabio Ravasio inscenando un finto incidente tra le strade di Parabiago con la collaborazione di figli, parenti, amici e soprattutto amanti: in testa l'ex marito (con il quale però risultava ancora legalmente coniugata) Marcello Trifone.

"Per il momento non dire niente, mantieni quello che hai detto. Non dici che sei stato tu" avrebbe detto all'uomo che secondo gli investigatori si trovava a bordo dell'auto che ha investito Fabio Ravasio guidata da Igor Benedito, figlio 25enne della donna. Un giovane con precedenti per droga, e quindi vittima sacrificale perfetta da incastrare come unico responsabile dell'investimento. "Sto pensando di dire che quando verrà fuori che è stato Igor dirò che stava con il Sert e lo mando in comunità, poi lo riporto a casa con gli arresti domiciliari. Non posso dire che sono stata io, non esco più". E ancora. "Adesso aspettiamo l'esito dell'esame della macchina. Non dire nulla altrimenti rischio di perdere i soldi della ditta e della casa di Mentone".

L'eredità, in fondo, era il vero obiettivo della 49enne brasiliana. Un patrimonio quantificato in circa 3 milioni di euro tra immobili, cascinali, negozi e denaro su cui, alla morte di Ravasio, la donna avrebbe messo le mani in quanto madre di due figli avuti durante la relazione tra i due (ma sulla cui paternità effettiva, ora, sorgono dei dubbi negli investigatori: Adilma Carneiro Pereira, al momento della nascita, era infatti ancora legata a Trifone, e i due piccoli sarebbero stati registrati all'anagrafe con il cognome di Ravasio solo il giorno prima dell'omicidio).

Per la Procura, in tutto questo, Trifone è una facile pedina da muovere sulla scacchiera. Un uomo succube, pronto a mettere in azione il piano criminale e addirittura a salire sull'automobile che si scaglierà a gran velocità contro il ciclista ignaro. "Faccio quello che mi hai detto di fare. Faccio il gay e dico che non ho fatto niente, e che non c'entro niente", rassicurava (intercettato) l'ex moglie che, nel piano delittuoso, ha coinvolto anche l'amante ufficiale Massimo Ferretti, titolare di un bar a Parabiago.

Uomini assoldati con la promessa di una ricca ricompensa: "Vi regalo una casa ciascuno", assicura così a due dei "pali" coinvolti. "Mi aveva detto che non sopportava più il compagno, e che puntava ai beni di Ravasio".

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