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La mantide di Parabiago

Omicidio Fabio Ravasio, arrestato un meccanico di 40 anni: “Ha sistemato l’auto del finto incidente”

I carabinieri hanno arrestato un meccanico di Parabiago (Milano) legato all’omicidio di Fabio Ravasio. Il 40enne avrebbe preparato l’auto usata per uccidere il 52enne in un finto incidente lo scorso 9 agosto.
A cura di Enrico Spaccini
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Fabio Ravasio (foto da Facebook)
Fabio Ravasio (foto da Facebook)
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Un 40enne di Parabiago (nella Città Metropolitana di Milano) è stato arrestato dai carabinieri di Legnano nell'ambito delle indagini sull'omicidio di Fabio Ravasio. Stando a quanto ricostruito dalle indagini, l'uomo, un meccanico della zona, avrebbe sistemato l'Opel Corsa che è stata usata per travolgere e uccidere il 52enne mentre pedalava verso casa lo scorso 9 agosto.

Secondo gli investigatori, a ideare il piano sarebbe stata la compagna della vittima, Adilma Pereira Carneiro. Promettendo ai complici appartamenti e altri beni frutto dell'eredità pari a 3 milioni di euro di Ravasio, la 49enne avrebbe coinvolto uno dei suoi nove figli, Igor Benedito, il fidanzato di una delle figlie, Fabio Lavezzo, il suo amante, Massimo Ferretti, il suo legale marito, Marcello Trifone (sono sposati dal 2015) e l'amico Mirko Piazza. Due di loro avrebbero fatto da palo, altri due erano nell'auto che ha investito Ravasio nella zona del cimitero di Casorezzo e, infine, alcuni di loro si sarebbero occupati di nascondere l'Opel Corsa in un box.

I sei sono stati arrestati lo scorso 23 agosto in seguito alla confessione dei due pali. L'accusa nei loro confronti è di concorso in omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. A loro, però, si aggiunge una settima figura: il meccanico.

Il 40enne di Parabiago, infatti, si sarebbe occupato della preparazione dell'auto usata dalla banda. Secondo i carabinieri, l'avrebbe resa più scattante e avrebbe consigliato agli esecutori materiali dell'assassinio di utilizzare proprio quel modello e non gli altri che avrebbero potuto scegliere. Il meccanico è stato, quindi, arrestato e condotto nel carcere di Busto Arsizio, dove si trova tuttora a disposizione dell'autorità Giudiziaria.

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