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Omicidio don Roberto Malgesini, l’assassino era capace di intendere e volere: rischia l’ergastolo

Ridha Mahmoudi, ex operaio tunisino, era perfettamente lucido e capace di intendere e di volere quando uccise Roberto Malgesini a Como mentre stava preparando la colazione che ogni giorno consegnava ai senzatetto. A confermarlo è lo psichiatra incaricato dalla Procura della provincia lombarda: così dopo cinque mesi dall’assassinio il pubblico ministero ha chiuso le indagini preliminari chiedendo il rinvio a giudizio con l’accusa di omicidio volontario premeditato. Ora l’omicida rischia l’ergastolo.
A cura di Giorgia Venturini
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Si sono chiuse con una richiesta di rinvio a giudizio le indagini preliminari sull'omicidio di don Roberto Malgesini, ucciso, secondo l'accusa, la mattina del 15 settembre scorso a Como dall'ex operaio tunisino Ridha Mahmoudi. La chiusura delle indagini arriva cinque mesi dopo l'omicidio: il presento assassino si trova in carcere a Monza, già poche ore dopo l'aggressione aveva ammesso la responsabilità di quanto accaduto rivelando particolari e movente. Mahmoudi temeva che don Roberto, una vita spesa per aiutare chi è meno fortunato, volesse rimpatriarlo: per questo era "perfettamente lucido e assolutamente in grado di intendere e volere", come si legge sulla Provincia di Como riportando il contenuto delle carte che il pubblico ministero ha consegnato nelle mani del giudice per le indagini preliminari.

Capace di intendere e di volere

A confermare la capacità di intendere e volere è lo psichiatra incaricato dalla Procura di Como: per il medico, dunque, il 15 settembre Mahmoudi era padrone di se stesso e delle proprie azioni quando accoltellò alla gola in pizza San Rocco don Roberto mentre stava preparando la colazione come ogni mattina da consegnare ai senzatetto della città. Esattamente come lo è ora dopo circa 5 mesi di carcere. L'accusa, dunque, resta quella di omicidio volontario premeditato e, pertanto, l'omicida rischia l'ergastolo.

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Chi era don Roberto Malgesini

A distanza di alcuni mesi a Como il ricordo di don Roberto è vivo più che mai. Nessuno potrà mai dimenticare il "prete di strada". Da anni, infatti, era impegnato ad aiutare i senzatetto e i migranti che passavano per le vie di Como. A loro forniva la colazione e faceva in modo di assicurargli le cure e i beni di prima necessità. Si occupava di tutto: dalla mensa al dormitorio comunale. La Caritas lo ha sempre ricordato così: "Era un prete dedito alla solidarietà: se c'era bisogno di portare qualcuno dal medico lo caricava in auto e senza pensarci due volte lo accompagnava. Un'anima generosa, non solo per vocazione religiosa, ma soprattutto per quella umana. Aiutare gli altri è il precetto su cui aveva basato la sua intera vita".

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