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Voghera, l'assessore leghista Massimo Adriatici spara e uccide un uomo

Omicidio di Voghera, i familiari della vittima: “Vogliamo dimostrare che Adriatici ha voluto ucciderlo”

“Da quello che traspare è che sembrerebbe essere sparita la contestazione relativa al porto abusivo di munizionamento da guerra”: a dirlo è l’avvocato Marco Romagnoli, che difende la famiglia di Youns, il 39enne ucciso dall’ex assessore Massimo Adriatici.
A cura di Ilaria Quattrone
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"La difesa delle persone offese, come è sempre stato dall'inizio di questa vicenda, è perplessa dall'atteggiamento della Procura di Pavia che configura un fatto che, a nostro avviso è omicidio volontario, con eccesso colposo di legittima difesa": a dirlo a Fanpage.it è l'avvocato che difende i familiari di Youns El Boussettaoui, Marco Romagnoli, dopo la notizia della chiusura indagini sul caso di Massimo Adriatici, l'ex assessore della Lega di Voghera (Pavia), che ha ucciso il 39enne a luglio 2021.

Sparita la contestazione relativa al porto abusivo di munizionamento da guerra

Oltre alla perplessità data dalla decisione della Procura di accusare Adriatici per eccesso colposo di legittima difesa e non per omicidio volontario, per gli avvocati si aggiunge che "quello che traspare, considerato che a noi come persone offese l’avviso di chiusura indagini non viene notificato, è che sembrerebbe essere sparita la contestazione relativa al porto abusivo di munizionamento da guerra".

Questa, come spiegano i legali a Fanpage.it "era già emersa dalla perizia dei Ris. Come è noto, l’assessore aveva caricato l’arma con proiettili a punta cava. Si tratta di munizionamento oggettivamente espansivo e per questo vietati dalla legge per l’uso di difesa personale. Possono essere usati in poligono al tiro sportivo, ma non per difesa personale perché hanno un potere altamente lesivo e lacerante".

Tanto che Youns "è morto sebbene attinto da un calibro 22, che è molto piccolo, proprio perché i proiettili erano espansivi".

Una volta appresa la notizia, gli avvocati hanno informati i familiari della vittima: "Loro
condividono le nostre perplessità e ci spronano a continuare nel nostro lavoro e cioè quello di continuare fornire alla Procura tutti gli elementi che abbiamo raccolto tramite i nostri consulenti e le interpretazioni giuridiche del fatto cercando di fare a comprendere alla Procura prima e al giudice poi, qualora ci sia il processo, che il fatto non è un eccesso colposo di legittima difesa, ma un omicidio volontario".

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