Omicidio di Laura Ziliani, le figlie: “Abbiamo preso spunto dalle serie tv per uccidere mamma”
"Già da due anni stavamo pensando a come uccidere la mamma, i tentativi sono stati tanti". L'ispirazione? Alcune serie tv.
Da queste opere di fantasia avrebbero preso spunto le sorelle Zani e Mirto Milani, il "trio criminale" che nel maggio del 2021 uccise Laura Ziliani e ne occultò il corpo in un bosco della Val Camonica, nei pressi di Temù (Brescia). Il cadavere venne ritrovato solo tre mesi più più tardi, quando una piena del fiume Oglio lo riportò a galla dal loculo in cui era stato sepolto.
Laura Ziliani doveva morire
Un vero e proprio progetto omicida, che affonda le proprie radici nell'estate del 2020. "In quel momento abbiamo iniziato a pensare che l’unica nostra possibilità sarebbe stata quella di eliminare Laura, ma non sempre eravamo tutti d’accordo", sono le parole a verbale di Mirto Milani, 28enne fidanzato della coetanea Silvia Zani e amante della sorella minore Paola, che di anni ne ha 21.
"Piano piano inizia così a prendere forma l’idea folle, assurda di simulare una sua passeggiata ed il suo mancato rientro".
Gli spunti omicidi dalle serie tv
Come uccidere dunque l'ex vigilessa di Temù, madre delle due ragazze?
"Vedendo il telefilm Dexter abbiamo scoperto che vi era un veleno che non lasciava tracce nel corpo. Abbiamo consultato internet e verificato che quanto appreso dalla serie tv era vero", racconta una delle figlie.
"Vedendo Breaking Bad abbiamo invece saputo che si poteva utilizzare anche la ricina, una sostanza tratta dal ricino. A Temù abbiamo provato ad estrarla e abbiamo ottenuto una polvere, ma non sapevamo come utilizzarla. L’abbiamo messa nell’auto di mia madre, nei bocchettoni dell’aria, pensando che lei potesse respirarla, ma non ha funzionato".
Gli altri tentativi di uccidere Laura Ziliani
Ma il trio non si è arreso, e ha tentato di uccidere Laura Ziliani altre quattro volte. Prima con l'antigelo infuso nella tisana calda e poi anche iniettato dentro il vino, bucando il tappo di sughero con una siringa. Niente da fare. Laura non muore.
"Un terzo tentativo è stato fatto quando a Temù avevamo preparato una torta foresta nera. Ne abbiamo lasciata un po’ più di metà per mamma e dentro la sua parte abbiamo messo del ricino. Abbiamo usato i semi pensando di inscenare il fatto che lei volesse ucciderci e che si fosse avvelenata da sola, accidentalmente".
Il quarto, disperato tentativo: farcire dei muffin con un quantitativo letale di benzodiazepine. Il piano riesce a metà: la mamma di Silvia e Paola Zani resta intontita per 36 ore, ma di morire proprio non vuole saperne.
Lo strangolamento della donna
A mali estremi, estremi rimedi: per eliminare la donna è ormai necessaria un'azione violenta. È la sera del 7 maggio 2021.
L'ex vigilessa viene prima stordita con dei calmanti ("Li ho presi dalla Rsa dove lavoravo mettendoli in provette utilizzate per le analisi del sangue, quando non girava nessuno prendevo poche gocce al giorno dal carrello dei farmaci", ha detto Silvia Zani) e poi strangolata. Prima viene immobilizzata a letto dalla figlia Paola, che le si butta addosso di peso. Poi l’altra figlia Silvia e Mirto le stringono le mani al collo.
"Pugni e insulti, la mamma ci ha costretto a ucciderla"
"Ho anche dato un pugno e insultato mia mamma. In quel momento la odiavo perché mi stava costringendo a farle quello, mi avrebbe rovinato la vita", confessa Silvia.
Ma non è stato quello, paradossalmente, il momento più brutto. "Dopo aver messo il corpo nella buca Mirto e Paola sono tornati in auto per prendere il cemento che poi abbiamo usato per coprirlo. Restare nel bosco al buio mi ha fatto realizzare che avevo ucciso mia madre, quello è stato il momento peggiore".