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Omicidio Jhonny Sulejmanovic, ucciso a 18 anni a Milano: arrestati altri due uomini del commando

Il giovane, che nella notte tra il 24 e il 25 aprile 2024 dormiva con la moglie incinta in un furgone parcheggiato in via Varsavia a Milano (zona Mercato ortofrutticolo), è stato aggredito e ucciso da un commando di sei rivali. Latitante l’ultimo uomo del gruppo, ora ricercato internazionale.
A cura di Francesca Del Boca
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La Polizia di Stato ha arrestato altri due uomini accusati di aver partecipato all'omicidio del 18enne Jhonny Sulejmanovic, avvenuto la notte tra il 25 e il 26 aprile del 2024 a Milano, zona Ortomercato. Di sei componenti del gruppo omicida, individuati dagli investigatori, tre sono stati arrestati a giugno, mentre l’ultimo uomo risulta tuttora irreperibile: su di lui pende da mesi un mandato di cattura internazionale.

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La richiesta di giudizio immediato

Tra i due uomini arrestati oggi, c'è il 64enne Qemajl Gjigolli che avrebbe messo a disposizione l'automobile, intestata a un prestanome, e avrebbe fatto da autista al gruppo che poi ha ucciso il 18enne. L'uomo dovrà rispondere di concorso in omicidio: "L'intervento di Gjigolli era stato non solo oggettivamente agevolativo della spedizione punitiva, ma altresi' consapevole e volontario in ordine a tutte le implicazioni illecite del caso", ha scritto – come riportato dall'agenzia di stampa Agi – il giudice per le indagini preliminari Luigi Iannelli.

Per gli altri tre che sono stati arrestati a giugno, il pubblico ministero Pasquale Addesso ha chiesto il giudizio immediato. Si tratta di Roberto Ahmetovic, 33 anni, il cognato Jagovar, 38 anni, e Rubino Sulejmanovic, 35 anni.

La dinamica dell'omicidio

L'omicidio è stato consumato la scorsa primavera al culmine di un'aggressione condotta da un commando di uomini armati che, giunti in via Varsavia a bordo di un'autovettura di colore nero, avevano assaltato il furgone dove il giovane dormiva con la moglie incinta, infrangendo i vetri con delle mazze di ferro e uccidendo il 18enne con almeno tre colpi d'arma da fuoco. Prima di allontanarsi, inoltre, i sei hanno rivolto le pistole anche verso i familiari della vittima, accorsi sul posto per fermare l'azione criminale.

Una vera e propria spedizione punitiva maturata, secondo la gip, "in una escalation di inaudita violenza, se lo si parametri all'apparente effetto scatenante ovvero una pregressa lite a mani nude" tra due degli arrestati e la vittima, avvenuta poche ore prima dell'esecuzione. Tutti gli indagati inoltre, "sono soggetti dediti alla commissione di delitti contro il patrimonio inseriti in un contesto criminale interno alla comunità nomade, in grado di procurare agli stessi una latitanza anche al fine di assicurarsi l'impunità".

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