Omicidio di Giulia Tramontano, il papà: “Mia figlia è morta perché credeva nell’amore e nella famiglia”
Si era sempre chiuso nel silenzio, defilandosi dai riflettori che si erano accesi sulla sua famiglia dopo l'omicidio della figlia Giulia. Ma oggi Franco Tramontano, papà della 29enne uccisa a Senago (Milano) dal compagno Alessandro Impagnatiello mentre era al settimo mese di gravidanza, si fa avanti.
"Giulia è morta perché voleva un bambino. Voleva crearsi una famiglia. Ha creduto nell'amore", sono le sue parole commosse. "Questo è quello che noi vogliamo dire di Giulia. Non aggiungiamo altro".
L'inaugurazione della stanza d'ascolto in ricordo di Giulia e Thiago
L'uomo, che vive a Sant'Antimo (Napoli), è intervenuto in occasione della cerimonia di inaugurazione della stanza d'ascolto per vittime vulnerabili aperta nel commissariato di Castrovillari (Cosenza), e dedicata a Giulia e a Thiago. Parole più uniche che rare, dal momento che la famiglia di Giulia, in questi mesi, non ha mai voluto commentare quanto accaduto. Nè rivolgere frasi di condanna nei confronti del barman 30enne che nei mesi precedenti all'omicidio della fidanzata, secondo quanto emerso dalle indagini, aveva tentato più volte di avvelenarla con topicida, cloroformio e ammoniaca.
"Mi rivolgo a tutti gli uomini: liberiamoci dalla cultura del possesso. La donna non ci appartiene, appartiene a sé, alla vita", l'intervento del vescovo, monsignor Savino. "L'amore è dialogo, è rispetto, costruzione. L'amore è guardare insieme verso la stessa direzione".
A che punto sono le indagini sulla morte di Giulia Tramontano
Alessandro Impagnatiello è l'unico indagato per l'omicidio della fidanzata Giulia Tramontano, avvenuto la sera del 27 maggio scorso nell'appartamento di Senago che la coppia condivideva: l'uomo si è scagliato contro di lei con 37 coltellate, per poi simularne l'allontanamento volontario nei giorni successivi. Dagli ultimi accertamenti condotti dagli inquirenti, è emerso che il barman 30enne avrebbe cercato di sbarazzarsi della ragazza anche nei mesi antecedenti al fatto, almeno dal dicembre 2022 (ovvero quando Giulia aveva scoperto di aspettare un bambino): sul suo cellulare, infatti, sono emerse ricerche web come Avvelenare un feto, come uccidere una donna incinta.
"Ero stressato perché sia lei che la collega con cui avevo una relazione al lavoro avevano scoperto la mia doppia vita", aveva detto agli inquirenti, negando fin da subito di aver architettato il delitto della compagna. Ma adesso l‘ipotesi della premeditazione, inizialmente scartata dal gip nella sua ordinanza d'arresto, si fa più concreta che mai. Un'aggravante che potrebbe costare l'ergastolo al giovane di Senago.