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Omicidio di Cosimo Errico, il 62enne assolto dopo 571 giorni di carcere chiede 150mila euro di risarcimento

Surinder Pal, attraverso il suo avvocato, ha chiesto il riconoscimento della riparazione per ingiusta detenzione pari a 150mila euro. Il 62enne era stato detenuto in carcere per 571 come misura preventiva perché sospettato dell’omicidio del professore Cosimo Errico, ma è stato assolto sia in primo grado che in Appello.
A cura di Enrico Spaccini
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Per 571 giorni Surinder Pal è stato recluso in carcere come misura preventiva perché ritenuto responsabile dell'omicidio di Cosimo Errico dalla Procura di Bergamo. Il professore 58enne di Entratico era stato ucciso il 3 ottobre del 2018 nella sua Cascina dei Fiori, dove lavorava l'ormai 62enne indiano. In primo grado la pm Carmen Santoro aveva chiesto per lui una condanna a 24 anni di carcere e in Appello il sostituto procuratore generale l'ergastolo. In entrambi i casi, i giudici hanno assolto Pal per insufficienza di prove e ora, con il suo avvocato Michele Agazzi, il 62enne chiede un riconoscimento della riparazione per ingiusta detenzione pari a 150mila euro.

L'omicidio di Cosimo Errico

Era stato il figlio di Errico a trovare il suo corpo senza vita il 3 ottobre del 2018 a Cascina dei Fiori. Il 58enne era stato colpito a morte con 23 coltellate davanti a un frigorifero e il suo cadavere era stato bruciato con la benzina. Quello che gli investigatori trovarono sul posto erano alcune impronte insanguinate e una ‘C', di Carrera, impressa sul pavimento. Secondo gli investigatori, l'omicida doveva conoscere bene la cascina per poter trovare le taniche di benzina e il quadro elettrico da dove era stata staccata la corrente dopo il delitto.

I sospetti erano ricaduti su Pal, poiché aveva problemi di dipendenza da alcol e in passato aveva rubato qualche soldo anche al lavoro. La pm Santoro ipotizzò che il 62enne quella sera fosse tornato al lavoro per rubare i 632 euro che una scuola aveva pagato per una visita didattica ma, scoperto da Errico, lo uccise.

La moglie della vittima aveva spiegato che a volte suo marito regalava scarpe i dipendenti e che le loro suole corrispondevano all'impronta trovata accanto al corpo del professore. Durante una conversazione, Pal e il suo coinquilino (accusato di favoreggiamento e poi assolto) avevano parlato di scarpe e, in lingua Panjabi, di alcune presunte colpe. Per i giudici, che hanno assolto l'imputato sia in primo grado che in Appello, non ci sarebbe mai stata l'ammissione di un suo coinvolgimento.

Il risarcimento richiesto da Pal

Pal è rimasto in carcere dal 4 aprile del 2020 al 25 ottobre del 2021 come misura preventiva. Poiché l'assoluzione in Appello non è stata impugnata, la sentenza è diventata definitiva. Come riportato dal Corriere della Sera, ora il 62enne, che lavora in un autolavaggio, ha chiesto il riconoscimento della riparazione per ingiusta detenzione.

Il suo legale, Michele Agazzi, ha indicato nell'istanza presentata alla Corte di Brescia la cifra di 150mila euro. Se i giudici dovessero accogliere la richiesta, la somma esatta sarà calcolata per ogni giorni di carcerazione insieme a una cifra discrezionale per le conseguenze personali subite dal detenuto.

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