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Omicidio Carol Maltesi

Omicidio Carol Maltesi, il padre della ragazza: “Non ho parole, 30 anni di carcere sono pochi per un mostro”

Davide Fontana è stato condannato a 30 anni di carcere per l’omicidio di Carol Maltesi. Il padre della ragazza dopo la sentenza: “Non ho parole”. La famiglia infatti sperava nell’ergastolo.
A cura di Giorgia Venturini
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Fabio Maltesi con la figlia Carol Maltesi
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"Non ho parole. 30 anni per un mostro maledetto". Subito dopo la sentenza di condanna a Davide Fontana per l'omicidio di Carol Maltesi, il padre della ragazza ha affidato le sue parole piene di rabbia a un post di Facebook: l'uomo – così come il resto della famiglia – sperava in una condanna all'ergastolo, mentre invece la Corte d'Assise nella sentenza di primo grado lo ha condannato a 30 anni di reclusione.

La Procura aveva chiesto l'ergastolo

La Procura aveva chiesto l'ergastolo con due anni di isolamento diurno per i reati di omicidio volontario aggravato, distruzione e occultamento di cadavere. I giudici però non hanno riconosciuto tre delle aggravanti contestate, ovvero premeditazione, crudeltà e motivi abietti e futili, mentre hanno riconosciuto le attenuanti generiche equivalenti alle residue aggravanti.

Carol Maltesi, la 26enne uccisa dall'ex compagno Davide Fontana
Carol Maltesi, la 26enne uccisa dall'ex compagno Davide Fontana

Non è stata riconosciuta la premeditazione

Il legale difensore di Davide Fontana, l'avvocato Stefano Paloschi, durante il processo ha chiesto che venga riconosciuta la premeditazione: come ha precisato nell'arringa finale, l'imputato non sarebbe infatti mai stato geloso di Carol Maltesi e ne avrebbe inoltre nascosto il cadavere in maniera "confusa e maldestra", senza un piano prestabilito. Da qui quindi nessuna premeditazione.

Davide Fontana, condannato per l'omicidio di Carol Maltesi
Davide Fontana, condannato per l'omicidio di Carol Maltesi

La famiglia Maltesi: "Non è quello che speravamo"

A Fanpage.it dopo la sentenza parla l'avvocata Manuela Scaglia, legale della famiglia Maltesi: "Chiaramente non è quello che speravamo, ma finché non leggeremo le motivazioni c'è poco da dire. Ammazzare, depezzare, eviscerare, ritirare in un congelatore, dar fuoco e gettare un corpo come fosse pattume, dice già tutto". La famiglia infatti sperava nell'ergastolo: tocca ora all'accusa decidere se procedere con il ricorso in Appello o meno. Intanto si attendono le motivazioni di questa prima sentenza.

L'omicidio a gennaio del 2022

Era l'11 gennaio del 2022 quando il 43enne bancario e vicino di casa Davide Fontana colpì più volte la 26enne con un martello, le tagliò la gola e la fece a pezzi. Prima di smembrare il corpo, l'imputato aveva provato a dare fuoco al cadavere. Non riuscendoci, ha deciso di nascondere il corpo in un freezer, prima di mettere i resti in un sacco dei rifiuti e lasciarlo in un dirupo di Paline di Borno, in Valcamonica, dove è stata ritrovata il 21 marzo del 2022.

Nei giorni trascorsi tra la morte e il ritrovamento del cadavere, Fontana avrebbe fatto di tutto per far credere che la 26enne fosse ancora viva. Pagava regolarmente l'affitto del suo appartamento, dal suo cellulare rispondeva ai messaggi che le arrivavano. Finché non ha confessato il delitto. Poi un residente della Valcamonica aveva ritrovato il corpo: da lì erano partite le indagini, infine la confessione.

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