Omicidio Carol Maltesi, concessa la giustizia riparativa per Davide Fontana
I giudici hanno detto sì alla richiesta di Davide Fontana, condannato a 30 anni di reclusione per l'omicidio di Carol Maltesi, di poter accedere al programma di giustizia riparativa concesso dalla recente riforma Cartabia: un percorso che il detenuto può intraprendere per acquisire maggior consapevolezza del delitto commesso, e che può persino portare all'incontro con i parenti della vittima. "Sento un gran bisogno di riparare", sono state le parole del bancario di Rescaldina (Milano) che nel gennaio del 2022 uccise e fece a pezzi la 26enne durante le riprese di un film hard casalingo.
La famiglia di Carol: "Sconvolti, il perdono è impossibile"
È subito polemica tra parenti e familiari di Carol, che si chiudono a riccio davanti alla decisione della Corte d'Assise di Busto Arsizio. "Allibito e incredulo", il padre della ragazza. La famiglia, attraverso i legali, fa sapere infatti che "non ci sarà mai nessun incontro. Impossibile perdonarlo". Eppure, secondo i giudici che hanno condannato il 45enne a 30 anni di pena (e non all'ergastolo richiesto dall'accusa, una volta cadute le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi), "l’imputato ha manifestato sin dalla fase delle indagini preliminari la seria, spontanea ed effettiva volontà di riparare alle conseguenze del reato, tanto da aver chiesto scusa ai familiari della vittima sin dalla prima udienza dibattimentale".
Cos'è la giustizia riparativa
Si tratta di un istituto di recente introduzione, entrato in vigore con la riforma Cartabia: non incide sulla vicenda penale e non è alternativo alla detenzione in carcere, ma "consiste nella ricostruzione del legame spezzato tra vittima, reo e comunità". Quello di Davide Fontana è il primo caso in Italia, dopo il permesso recentemente negato a Benno Neumair: il giovane, accusato di aver ucciso i genitori e di averne occultato i corpi, aveva chiesto di poter accedere al percorso insieme alla sorella Madè. Il bancario, giudicato capace di intendere e di volere da una perizia, per la Corte si sarebbe "reso conto che la giovane e disinibita Carol Maltesi si era in qualche misura servita di lui per meglio cercare i propri interessi personali e professionali". E ciò, insieme alla "consapevolezza di aver perso la donna amata, accompagnata dal senso di crescente frustrazione per essere stato da lei usato e messo da parte", ne aveva scatenato la furia omicida.