Omicidio Bovisio Masciago, la Procura: “Stella Boggio torni in carcere per l’omicidio del compagno Marco Magagna”
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La Procura di Monza, con il pm Alessio Rinaldi, ha chiesto al Tribunale del Riesame di Milano la custodia cautelare in carcere per Stella Boggio, che a notte del 7 gennaio scorso ha ucciso con una coltellata il compagno Marco Magagna nella loro casa di Bovisio Masciago (Monza e Brianza). La donna, accusata di omicidio volontario, si trova agli arresti domiciliari a casa dei genitori dopo la decisione del gip monzese Marco Formentin, adottata in seguito all'udienza di convalida dell'arresto in flagranza eseguito dai carabinieri della compagnia di Desio come misura più adatta alla sue condizioni psicologiche del momento: alla 34enne, pur essendo stata ritenuta "pericolosa", è stato comunque riconosciuto di aver agito per legittima difesa. La decisione dei giudici milanesi del Riesame è attesa nei prossimi giorni.
"Mi sono difesa, mi stava picchiando. Non ce la facevo più. Temevo per la mia vita, non volevo ucciderlo", aveva dichiarato la designer nei due interrogatori con il pm prima e il gip poi, sostenendo che il compagno da tempo abusasse di alcol e che sfogasse la sua rabbia in casa contro di lei. "Ma Marco non era un violento. Era lei quella problematica", assicurano amici e parenti dell'uomo, già sentiti da chi indaga. "Lei addirittura ci aveva già provato il 27 dicembre a ucciderlo, aveva ferito Marco a una mano con un coltello. Lui era stato accompagnato da un suo amico in Pronto soccorso, ma aveva deciso di non denunciare per tutelarla, ha anche un figlio di 8 anni che non vive con lei ma con i nonni paterni, e questo fa capire tutto”, un'altra voce ancora.
Eccesso colposo di legittima difesa o omicidio volontario? "Gli dicevamo continuamente di lasciarla perché era gelosa, morbosa, aggressiva… ma lui era innamorato, voleva sistemarle la vita. Faceva tutto per lei, che aveva dei problemi di cui lui si era fatto carico. Non l'avrebbe mai aggredita", un altro amico, che ha descritto Marco Magagna come un uomo pacato, premuroso, su cui fare affidamento. "Marco era un ragazzo normale, che amava viaggiare, pescare e stare con gli amici, non era un violento. Non parlava volentieri della sua situazione a casa, era quasi imbarazzato".
Quello che succedeva in casa, del resto, lo hanno parzialmente riportato i vicini di casa, che ai militari hanno raccontato di aver sentito spesso grida, rumori di forti litigate e insulti provenire dalla casa di via Tonale negli ultimi mesi. Gli inquilini della palazzina, secondo quanto emerso, erano talmente esasperati da aver chiamato il 112 almeno in un paio di occasioni, e di aver addirittura scritto una lettera di protesta all'amministratore di condominio.