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Omicidio Boiocchi, il killer del capo ultrà dell’Inter ha usato “proiettili dalla Repubblica Ceca”

L’uomo che ha ucciso il capo ultrà dell’Inter Vittorio Boiocchi ha usato proiettili prodotti in Repubblica Ceca. Secondo gli investigatori, questo proverebbe che il 69enne sia stato ucciso non per questioni legate alla tifoseria, ma alla malavita organizzata.
A cura di Enrico Spaccini
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I rappresentanti della Curva Nord interista al funerale di Vittorio Boiocchi (a destra) - (foto da LaPresse)
I rappresentanti della Curva Nord interista al funerale di Vittorio Boiocchi (a destra) – (foto da LaPresse)

Un anno fa lo storico capo ultrà della Curva Nord dell'Inter Vittorio Boiocchi veniva ucciso con due colpi di pistola in via Fratelli Zanzottera a Figino, nella periferia Ovest di Milano. Dopo 12 mesi di indagini, il colpevole non ha ancora un nome ma appare ormai certo che quell'omicidio non aveva niente a che fare con il mondo delle tifoserie organizzate, né tantomeno con il calcio. A prova di questo ci sarebbe il fatto che il suo killer ha usato proiettili prodotti in Repubblica Ceca che non sono venduti in Italia.

Quello che la sezione Omicidi della squadra Mobile ipotizza è che il 69enne, che aveva alle spalle 10 condanne definitive, avesse contatti diretti con clan della ‘ndrangheta e altri gruppi dediti ad affari illegali di vario tipo e che in qualcuno potesse aver avuto un motivo per togliere Boiocchi dalla circolazione.

I precedenti di Boiocchi e l'allontanamento dalla Curva

Le indagini sono state affidate agli agenti della sezione Omicidi della squadra Mobile di Milano, diretta da Marco Calì e Domenico Balsamo e coordinata dal pm della Dda Paolo Storari. Una delle prime piste seguite dagli investigatori era proprio quella dello scontro tra tifoserie organizzate, anche se in realtà già si sospettava che la risposta alla domanda "chi ha ucciso Boiocchi" era da ricercarsi altrove.

La vita del 69enne parla chiaro: 26 anni li ha trascorsi in carcere per dieci condanne definitive. Queste si riferiscono a traffico internazionale di stupefacenti, ricettazione, porto e detenzione illegale di armi, sequestro di persona e furto. Inoltre, da giugno del 2021 non poteva più entrare allo stadio di San Siro perché sotto sorveglianza speciale.

I rapporti del 69enne con la malavita

È più di un'ipotesi che Boiocchi, una volta scarcerato, fosse tornato a frequentare ambienti ‘ndranghetisti, dal clan dei Facchineri al re della Barona Nazzareno Calaiò. Quest'ultimo in particolare, in carcere da aprile, intercettato al telefono diceva: "A Boiocchi gli taglio la testa". Non solo, pare avesse contatti anche con i palermitani Fidanzati e che in qualche modo fosse dentro il rachet dei biglietti per le partite, dei parcheggi e dei venditori ambulanti.

Mentre lo scorso sabato sera i rappresentanti della Curva Nord interista ha reso omaggio in via Fratelli Zanzottera allo "Zio" con fumogeni e striscioni, si fa sempre più concreta la pista legata ad affari illegali andati male. I proiettili che sono stati usati quella sera, infatti, sono risultati essere stati prodotti in Repubblica Ceca.

Un tipo di colpi che in Italia non sono presenti sul mercato e che, quindi, che ne ha fatto uso se l'è procurato all'estero o nella clandestinità. Non si esclude che chi ha sparato un anno fa cinque proiettili con una semiautomatica lo abbia fatto solo per "avvertire" Boiocchi che stava pestando i piedi a qualcuno. Due, però, sono andati a segno. Uno dei Oquali lo ha colpito al collo, rivelandosi fatale.

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