Oltre seimila dimissioni in 18 mesi a Milano: “I lavoratori statali non possono permettersi la vita in città”
La grande fuga dal pubblico impiego, un tempo certezza e rifugio. Sarebbero circa 6mila le dimissioni registrate in questi ultimi 18 mesi a Milano, come denunciato da Fp Cgil oggi alla Camera del Lavoro. “Lo Stato ha tagliato un miliardo di euro in stipendi nel settore pubblico milanese. E l'insoddisfazione dei lavoratori è causata da bassi salari e scarsa valorizzazione del lavoro".
Stando ai dati forniti dalla Cgil tra il 2022 e il 2023, il numero di occupati nel pubblico impiego milanese è infatti diminuito del 15 per cento, con oltre 32mila dipendenti in meno. Tagli strutturali e dimissioni di massa che hanno riguardato principalmente il servizio sanitario (-15 per cento) e gli enti locali (-14 per cento) così come i ministeri e la magistratura (-9,3 per cento), le forze armate, la polizia, i vigili del fuoco (-8,3 per cento). E nel medesimo periodo, non a caso, il trasferimento di risorse statali al settore pubblico è sceso dell'11 per cento, passando da 7,1 miliardi a 6,3 miliardi di euro.
"La riduzione del personale pubblico e la crescente difficoltà di attrarre nuovi talenti sono ostacoli significativi per il futuro del pubblico impiego", ha commentato il segretario generale Fp Cgil Milano Alberto Motta. "I giovani non vorrebbero solo guadagnare di più, e permettersi una vita a Milano. Vorrebbero, sul posto di lavoro, contare, partecipare, ma l’abbattimento della contrattazione collettiva e del ruolo delle parti sociali ostacola la riuscita del dialogo e del confronto".
Mentre il segretario generale Cgil Milano Luca Stanzione commenta: “Stiamo attraversando una "tempesta perfetta” a livello economico, con indicatori che richiamano la crisi del 2008 e fattori strutturali simili a quelli del 1973. Un esempio è l’aumento esponenziale del prezzo delle abitazioni, che riduce ulteriormente il potere d’acquisto dei lavoratori. Abbiamo avanzato una proposta concreta: istituire un fondo pubblico per sostenere la cooperazione a proprietà indivisa, un modello storico di successo, particolarmente a Milano. Questo fondo potrebbe fungere da garanzia per ottenere linee di credito dalle banche, permettendo la costruzione di nuove abitazioni".
Il carovita pesa sugli stipendi dei dipendenti pubblici
Ma come sono messe le buste paga dei dipendenti pubblici? Secondo le stime dell'Inps, la retribuzione giornaliera media avrebbe raggiunto la cifra di 125 euro, registrando un incremento dell'8 per cento rispetto al 2022, quando la media era di 121 euro. Ma questo debole incremento non ha purtroppo compensato l’impatto dell’inflazione e del carovita che ha toccato soprattutto la città di Milano, ma anzi ha determinato una riduzione del potere d’acquisto per tutti i dipendenti pubblici che vivono e lavorano nel capoluogo lombardo.
Confrontando le condizioni economiche dei lavoratori soggetti a contrattazione collettiva con quelle dei dipendenti regolati da norme di legge, emerge inoltre una ulteriore disparità: nel decennio 2014-2023, i redditi dei primi (dipendenti di servizio sanitario, enti locali, scuole) sono aumentati del 13 per cento, mentre quelli dei secondi (magistrature, forze armate, polizia ecc.) del 25 per cento. Questo divario del 10 per cento riflette una maggiore discrezionalità da parte dello Stato nel determinare le retribuzioni per categorie non contrattualizzate.
Divario di genere: lo stipendio delle donne vale il 20 per cento in meno
Ancora invariato invece il divario di genere, secondo la statistica. Le donne impiegate nei settori pubblici sono infatti il doppio degli uomini (115.304 contro 64.175) ma percepiscono circa il 20 per cento in meno di stipendio e ciò è dovuto ad una differente distribuzione tra le qualifiche: sono gli uomini a ottenere il più delle volte le posizioni più importanti e di conseguenza più retribuite.