Nuove indagini sulla morte di Giorgio Medaglia: il giudice non archivia il caso
Il caso della morte di Giorgio Medaglia, 34enne di Lodi trovato morto nel luglio del 2020 nelle acque del fiume Adda, non è chiuso. Il giudice per le indagini preliminari di Lodi, Francesco Salerno, si è infatti opposto alla richiesta di archiviazione che era stata avanzata dalla Procura e ha ordinato nuovi accertamenti nell'ambito del fascicolo aperto contro ignoti per istigazione al suicidio. Adesso ci saranno altri tre mesi di tempo per compiere ulteriori indagini utili a chiarire cosa accadde tra la fine di giugno del 2020, quando Giorgio si allontanò dall'abitazione in cui viveva con i genitori a bordo del suo scooter – e il 3 luglio del 2020, quando il corpo senza vita di Giorgio venne ritrovato nel fiume Adda a Cavenago, a quindici chilometri di distanza da casa sua.
La madre di Giorgio è convinta che il figlio sia stato ucciso
Il gip, come riporta il "Corriere della sera", nell'atto di opposizione alla richiesta di archiviazione ha scritto che "la morte di Medaglia presenta diversi aspetti che lasciano intendere come probabile la partecipazione di altre persone", avallando così i dubbi della madre di Giorgio, Ombretta Meriggi, che da sempre si è opposta sia alla tesi del suicidio sia a quella di un tragico incidente. "Giorgio era con qualcuno che ha visto e che sa", aveva ripetuto mesi fa a Fanpage.it la donna, convinta che il figlio sia stato ucciso o comunque che la sua morte sia stata indotta da terzi, magari da qualcuno che ha approfittato della condizione psicologica del figlio.
Giorgio soffriva infatti di un disturbo neuro-evolutivo della condizione motoria ed era in cura presso il centro psicosociale di Lodi. Tanti gli elementi che spingono la madre a dubitare dell'ipotesi del suicidio: il figlio aveva paura dell'acqua, era astemio ma al momento della morte venne trovato completamente ubriaco e indossava un paio di pantaloncini rossi non suoi. Tutti punti oscuri che le ulteriori indagini dovranno cercare di chiarire.