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Pm chiede l’assoluzione di un uomo che maltratta la moglie “per cultura”: interviene il ministro Nordio

Il ministro della Giustizia ha condannato la richiesta di assoluzione del pm di Brescia, e ha dichiarato che nel nostro Paese “costituisce reato picchiare la moglie, quale che sia la ragione”.
A cura di Sara Tirrito
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Il ministro della Giustizia Carlo Nordio
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio è intervenuto sul caso del pubblico ministero che ha chiesto l'assoluzione "per motivi culturali" nei confronti di un imputato originario del Bangladesh che avrebbe maltrattato l'ex moglie. Intervistato dal programma radiofonico Zapping, il ministro ha condannato la requisitoria del magistrato Antonio Bassolino, pur sostenuto che alla base della violenza di genere ci sia un problema "che è proprio culturale". Nordio ha detto infatti che bisogna "educare chi viene da paesi in cui la donna è considerata una cosa (…) che deve uscire di casa vestita dalla testa ai piedi".

La posizione di Nordio

A Zapping, il ministro è entrato spontaneamente nell'argomento e ha subito messo le mani avanti sulla richiesta di Bassolino: "Si tratta di una requisitoria di un pm – ha detto – e non di una sentenza del giudice". Ha aggiunto che la nota emanata con cui il procuratore di Brescia ha preso le distanze dal pm "smentisce in un certo senso la richiesta di assoluzione". Nordio ha condannato l'iniziativa del magistrato bresciano, dicendo che si tratta di "una posizione assolutamente inaccettabile, perché nel nostro sistema la legge è uguale per tutti e l'ignoranza della legge non scusa".

Il ministro è poi entrato nel merito dell'impianto culturale a cui ha fatto riferimento la requisitoria e ha ribadito che non è un elemento giuridicamente rilevante. "Chi entra in Italia – ha detto Nordio – sa che deve conformarsi al diritto penale italiano e se a casa sua può fare certe cose, da noi queste possono costituire reato così come costituisce reato picchiare la moglie, quale che sia la ragione".

Il ministro però ha poi detto che il problema alla base delle violenze "è proprio culturale". Intervenuto alla trasmissione per esprimersi sul dl Caivano, che prevede misure repressive nei confronti di minori autori di reati (senza educarli), ha collegato i due argomenti e ha aggiunto: "Si può parlare anche di educazione dei maggiorenni che vengono dai paesi in cui la donna è considerata una res, una cosa, uno strumento sessuale, uno strumento di riproduzione, addirittura uno strumento di servaggio: non può uscire di casa, deve uscire vestita dalla testa ai piedi, insomma non è una cittadina di optimo iure (che gode di pieni diritti, ndr) ma è una minus habens (con meno diritti, ndr)".

Il fattore "cultura" per Nordio

Parole che Nordio ha associato al rispetto dei dettami legislativi dell'Italia. "Si parla tanto di culture plurime – ha detto -. Rispettiamole, però sappiano che quando vengono in Italia non c'è spazio per culture diverse da quella che è scritta nella nostra Costituzione e nel nostro codice penale. Non può essere una scusante quella di dire ‘a casa mia faccio così' e quindi lo faccio anche in Italia".

La vittima delle violenze è una donna di 27 anni originaria del Bangladesh ma cresciuta in Italia. Nel 2019 aveva denunciato il marito, oggi ex, per "maltrattamenti fisici e psicologici". La procura aveva chiesto l'archiviazione, ma il gip ha voluto per l'uomo l'imputazione coatta ritenendo ci fossero "senz'altro elementi idonei a sostenere efficacemente l'accusa" in un processo.

Il pubblico ministero che segue il caso, Antonio Bassolino, ha poi dichiarato che "l'impianto culturale" dell'imputato giustificasse i suoi comportamenti e per questo ne ha chiesto l'assoluzione. In un'intervista al Giornale di Brescia, la vittima ha raccontato di essere stata "venduta a un cugino per 5mila euro", trattata come "schiava, picchiata e umiliata".

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