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Non può essere scarcerato perché non ha un domicilio in Italia, 28enne tenta il suicidio a San Vittore

Lunedì 9 settembre, nel carcere di San Vittore, Amine El Gattaoui, un 28enne di origine marocchina ha tentato il suicidio gettandosi nel fuoco. Il ragazzo si trova in terapia intensiva presso l’ospedale Niguarda di Milano.
A cura di Carlo Coi
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Immagine di repertorio
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Nella giornata di lunedì 9 settembre Amine El Gattaoui, un giovane di 28 anni di origine marocchina, si è dato fuoco all'interno del carcere di San Vittore a Milano, riportando ustioni sul 18 per cento del corpo. Il ragazzo è stato trasportato d'urgenza all'ospedale Niguarda, dove si trova tuttora in terapia intensiva.

Le condizioni di Amine, al momento, rimangono critiche. Da oltre una settimana è ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale Niguarda di Milano, con ustioni gravi che interessano il 18 per cento del suo corpo.

Un evento simile era già accaduto tre giorni prima, il 6 settembre, quando Joussef Barson, un diciottenne di origine egiziana, aveva perso la vita a seguito di un incendio avvenuto sempre all'interno della casa circondariale milanese.

Chi è Amine El Gattaoui

Amine El Gattaoui è arrivato in Italia nel 2022, dopo aver trascorso un periodo in Spagna dove risiede lo zio. Nel paese iberico aveva tentato di ottenere un permesso di soggiorno che gli è stato negato.

L'avvocato difensore di Amine, la Dottoressa Simona Stefanelli, ha dichiarato: "Amine si trova in Italia dal 2022, precisamente a Ventimiglia che ha raggiunto dopo aver attraversato illegalmente la frontiera francese. Ha parenti con il permesso di soggiorno in Spagna, e lui stesso stava per ottenere la documentazione necessaria per poter risiedere nel Paese europeo. Tuttavia, la procedura non ha avuto esito positivo e successivamente ha deciso di trasferirsi in Italia. Una volta arrivato, è stato intercettato dalle forze dell'ordine e trasferito nel CPR (Centro di permanenza per i rimpatri) di Milano”.

I problemi con la droga e l'arresto

La permanenza nel CPR si è rivelata complessa per il 28enne, che ha iniziato a frequentare persone poco raccomandabili che lo hanno portato verso scelte sbagliate. La prospettiva di guadagni facili lo ha spinto inoltre verso il mondo della droga: oltre a divenire spacciatore, Amine è diventato anche un consumatore abituale di sostanze stupefacenti.

"La polizia ha arrestato Amine a Milano, ma è fondamentale ricordare che il ragazzo ha numerosi problemi e probabilmente soffre di traumi derivanti dalle brutte esperienze vissute nel suo paese d'origine. Quando l'ho incontrato, aveva il volto segnato, probabilmente dalle percosse. Ad ogni modo, è stato arrestato con le seguenti accuse: spaccio, lesioni, possesso di arma da fuoco con l'aggravante del concorso di persone nel reato", ha dichiarato il suo legale.

Il periodo di detenzione è stato turbolento, e Amine è stato sottoposto a diverse visite psichiatriche. Tuttavia, dalla sua cartella clinica emerge che, nonostante il suo temperamento cupo e solitario, il rischio di suicidio fosse considerato molto basso. "Durante la detenzione, Amine è stato sottoposto a visite, ma la cartella clinica non evidenziava alcun problema rilevante. I medici sembrano non aver compreso la gravità della situazione, tanto che ritenevano il rischio di suicidio minimo. Ora il ragazzo è in coma a seguito del tentato suicidio", ha sottolineato la Dottoressa Stefanelli.

La richiesta di scarcerazione rigettata dal Tribunale del riesame

Sempre il legale evidenzia come i segnali di sofferenza psichica del giovane fossero chiaramente manifestati durante l'intero periodo di detenzione di Amine. Tali segnali hanno indotto il suo legale a presentare una richiesta di scarcerazione al Tribunale del riesame, l'organo giudiziario competente a valutare, in sede di riesame, le ordinanze che dispongono di misure cautelari coercitive: "Non so esattamente come e dove sia avvenuto l'incendio, mi è stata comunicata solo la data. Desidero sottolineare che, viste le difficoltà del ragazzo, che in carcere non aveva alcun conflitto con altri detenuti, essendo una persona solitaria, avevo inoltrato una richiesta di scarcerazione al Tribunale del riesame. Tuttavia questa è stata respinta, poiché Amine non disponeva di un domicilio in Italia”.

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