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“Non potete perseguitarmi e insultarmi solo perché faccio la pornostar”: la denuncia di Sara Diamante

Sara Diamante ha 21 anni e lavora come attrice hard: è stata vittima di insulti, hackeraggi e atti vandalici tanto da presentare tre denunce a Pavia. “Al giorno d’oggi c’è gente che non capisce. Non si capacita che ci siano alcune ragazze che possano esprimersi online in questo modo”, racconta a Fanpage.it.
A cura di Ilaria Quattrone
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Sara Diamante ha 21 anni. Un anno fa ha scelto di iniziare a lavorare come pornostar. Residente in un piccolo paese della provincia di Pavia, la ragazza è stata vittima di diversi atti persecutori tanto da essere costretta, accompagnata dal suo avvocato Antonino Castorina, a presentare tre denunce alla Procura di Pavia.

Sara, purtroppo, non è l'unica attrice che ha subito atti simili. Anche i suoi colleghi Lady Muffin e Tommy La Canaglia sono stati stati vittima, diversi mesi fa, di diverse segnalazioni che hanno comportato l'oscuramento dei loro profili costringendoli a subire un danno economico importante. O ancora, proprio a Lady Muffin, sarebbero stati inviati messaggi vocali con diversi insulti.

"Non riesco a capire perché ce l'abbiano con me e con chi fa questo mestiere, non facciamo male a nessuno", racconta la 21enne a Fanpage.it. Con lei anche il suo legale: "Speriamo che vengano trovati i colpevoli e che si possa aprire una riflessione pubblica sul tema del rispetto delle donne che svolgono questo mestiere".

Che tipo di atti persecutori hai subito? 

Sono nata a Milano, ma vivo in un paese in provincia di Pavia di appena tremila abitanti. Praticamente ci conosciamo tutti. Un anno fa ho iniziato a pubblicare i miei primi video e poi sono entrata in contatto con un'agenzia che mi ha permesso di lavorare in Francia, a Budapest, Praga e nelle catene mondiali del porno.

Subito dopo la pubblicazione dei primi contenuti, sono iniziati i commenti da parte di alcuni ragazzini che si ritrovavano per spettegolare su me.

Quegli episodi non mi pesavano: sono una ragazza forte. Poi hanno iniziato a lasciare scritte sulle panchine che si trovano nella zona in cui porto a passeggio, insieme alla mia famiglia, il mio cane. La prima volta che ne abbiamo vista una, mio papà ha preso un pennarello e ha cancellato quelle parole scrivendo poi: "Fate meno i simpatici".

Un altro episodio è un atto vandalico sulla mia automobile, un'Audi: me l'hanno rigata. L'ultimo è di qualche giorno fa: ho pubblicato una storia di me a casa mia. Vivendo in un paese molto piccolo, tante persone sanno dove abito. La mattina successiva alla pubblicazione della storia, alcuni condomini ci hanno chiamato e raccontato di aver trovato un preservativo legato al cancello.

Ovviamente era un messaggio rivolto a me considerato che, prima di allora, non era mai successo: è accaduto proprio il giorno in cui sono tornata. Non può essere un caso. Era mirato.

Ti hanno mai inviato messaggi minacciosi? 

Su Instagram ci sono diversi commenti, ma fortunatamente non li leggo mai. Alla fine pubblico i miei contenuti e poi basta. Se mi mettessi a leggerli, andrei in depressione.

Oltre agli episodi che ho subito, hanno hackerato anche il canale dove pubblico video. Finché ti chiudono il profilo di Instagram, lo reputi "normale". Già con il profilo di Twitter, inizi a storcere un po' il naso perché è insolito e difficile. Quando hanno hackerato il canale, sono rimasta senza parole. Hanno cambiato il titolo di un video, che avevo pubblicato, e scritto: Viva il Duce.

Provavo a cambiare quelle parole, ma non riuscivo in nessun modo a toglierle. Due milioni di utenti hanno quindi visto un video, che era in top, con quel titolo.

Ho iniziato a piangere. Ma perché ce l'hanno così tanto con me? Non sto facendo del male a nessuno. A volte mi sembra che siano più rispettate persone che compiono reati che quelle che fanno il nostro lavoro e non fanno male a nessuno.

E infine hanno salvato una mia foto, che avevo pubblicato su Instagram, e l'hanno incollata su una locandina di un cortometraggio quando in realtà non ho mai partecipato a quella produzione.

Non sei l'unica ad avere subito atti simili. Perché c'è ancora gente che non capisce che il vostro è solo un lavoro? 

Al giorno d'oggi c'è gente che non lo capisce. Non si capacita che ci siano alcune ragazze che possano esprimersi online in questo modo: pubblicando foto di nudo o atti sessuali. A volte alcuni scrivono: "Se fossi mia figlia…". E vorrei rispondere con: "Ma io non sono tua figlia". Per fortuna ho due genitori che hanno accettato la mia scelta, non la condividono, ma la accettano.

Mi vogliono bene per quella che sono. Ripeto: non faccio male a nessuno, non picchio nessuno, non derubo nessuno. Chi mi segue è perché volontariamente si iscrive e paga i miei contenuti.

Secondo te, i tuoi colleghi uomini subiscono gli stessi atti vandalici o tentativi di hackeraggio? 

Probabilmente sì, ma in misura minore rispetto a noi. Magari ci sono uomini che ne insultano altri perché si mette a nudo. Non sono però così violenti come nel mio caso: se aprissi Instagram avrei messaggi indicibili. Io nei video sono una persona, ma nella realtà non sono quella stessa persona. Fa male leggere quelle parole. Non credo che gli uomini subiscano tutta questa cattiveria che subiamo noi.

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