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Monia Bortolotti accusata di infanticidio

“Non potete capire il dolore che provo”: parla il papà dei bimbi soffocati dalla madre

Il padre di Alice e Mattia, i due bimbi che sarebbero stati uccisi dalla madre Monia Bortolotti, non ha voluto commentare questa terribile vicenda. Ha solamente detto: “Non potete capire il dolore che provo”.
A cura di Ilaria Quattrone
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Cristian Zorzi è l'ex compagno di Monia Bortolotti, la donna di 27 anni accusata di aver ucciso i suoi figli di quattro e due mesi a distanza di un anno. L'uomo – estraneo ai fatti – si sarebbe separato dalla 27enne dopo la morte di Mattia, il secondo figlio.

Una scelta che è stata conseguenza degli esiti dell'autopsia che hanno rivelato come il piccolo fosse morto per "asfissia meccanica acuta da compressione del torace" e quindi per soffocamento. Il 52enne avrebbe così collaborato con le forze dell'ordine che il 4 novembre hanno arrestato Bortolotti.

Il padre dei due bimbi: "Come può stare un uomo che ha perso due figli?"

"Secondo voi come può stare un uomo che ha perso due figli in questo modo?": ha detto oggi, lunedì 6 novembre, ai microfoni di Mattino Cinque che va in onda su Canale Cinque. Ha poi spiegato di non aver nulla da dire: "Non sto guardando niente, non sto ascoltando niente, quindi preferisco non parlare comunque, indipendentemente da quello che dice la gente".

Alla domanda su quali sono i sentimenti che nutre verso la ex, ha aggiunto: "Che le voglio bene, va bene? E basta". Subito dopo la notizia dell'arresto, aveva aggiunto: "Non potete capire il dolore, quello che si prova, è così ora e sarà così sempre".

Lo psichiatra aveva consigliato di non lasciare Monia Bortolotti sola con il figlio

I figli della coppia si chiamavano Alice e Mattia. La prima è morta a quattro mesi e precisamente il 15 novembre 2021: la donna ha sempre sostenuto che fosse morta soffocata da un rigurgito. Non essendoci segni sul corpo, i medici hanno sempre creduto che si trattasse di un decesso naturale. I sospetti sono arrivati con la morte del secondogenito.

Le indagini hanno permesso di scoprire che il bimbo era stato ricoverato quando aveva solo ventuno giorni. Il 14 settembre 2022, infatti, la donna era corsa all'ospedale di Bergamo: il neonato era cianotico e lei sosteneva che forse era andato in apnea dopo la poppata. Il piccolo era rimasto ricoverato per un mese perché i medici, considerata la morte della sorellina, avevano voluto verificare che non ci fossero sintomi riconducibili alla sindrome della morte in culla.

Gli esiti degli esami avevano permesso di scoprire che era "sano come un pesce". Durante la permanenza in ospedale, i sanitari avrebbero notato segni di insofferenza nella donna. Avevano quindi richiesto un consulto psichiatrico. Per l'esperto però non soffriva di alcuna patologia psichiatrica. Consigliava però di non lasciarla sola con il piccolo.

I familiari avrebbero provato in tutti i modi ad assisterla: proprio il 52enne, il padre adottivo della donna e la sua nuova compagna si davano i turni per non lasciarla sola. Sembrerebbe che la donna non sopportasse il pianto dei figli. Nonostante tutti gli sforzi, il piccolo Mattia è morto il 25 ottobre 2022.

La donna, come ha scritto su un gruppo Facebook dedicato alla sindrome della morte in culla, scriveva di dover difendere l'amore per i figli dalle accuse della Procura. Raccontava inoltre che a nessuno "importa come io cercassi disperatamente di essere la mamma che non ho mai avuto".

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